Bologna, 31 marzo 2017 - E' scontro aperto tra l’Ordine dei medici e la Regione sull’emergenza-urgenza. Dopo le dieci sospensioni di camici bianchi, relative ai compiti svolti sulle ambulanze dagli infermieri – i provvedimenti sono iniziati un anno fa – e l’ultima in ordine di tempo ha coinvolto Angelo Fioritti, direttore sanitario dell’Ausl, ora si passa ai numeri.
In ballo non c’è unicamente la presenza di ambulanze con solo infermieri a bordo, ma la quantità dei mezzi. Il vero problema, sostiene l’Ordine dei medici, presieduto da Giancarlo Pizza, è che sotto le Due Torri e in Emilia Romagna non ci sono abbastanza ambulanze o automediche. A oggi, «in totale ci sono 44 mezzi operanti H24 e cinque H12 – sottolinea l’Ordine in una nota – per il rispetto della normativa del decreto ministeriale 70 del 2015 e al netto dei correttivi oro-geografici, in questa regione dovrebbero essere operativi all’incirca 74 mezzi di soccorso avanzato, quindi molti di più di quelli attualmente presenti».
In serata è arriva la dura replica di Sergio Venturi, assessore regionale alla Salute. «La programmazione dei servizi sanitari non è compito dell’Ordine dei medici ma della Regione, che lo fa tenendo conto delle norme e di tutti i fattori utili a rendere migliore il servizio ai cittadini. E la Regione – è scritto nella nota – svolge questo compito confrontandosi con tutti coloro che hanno, in questo senso, un ruolo e una funzione. Non mi pare che sia un tema di ordine deontologico e non mi pare che quindi l’Ordine, su questo tema, abbia una competenza diretta». Poi le assicurazioni di Viale Aldo Moro. «Detto questo con il solo obiettivo di non generare falsi allarmi tra i cittadini per colpa di una affermazione priva di fondamento, voglio rassicurare tutti che la Regione si è mossa e si muoverà non solo nel pieno rispetto delle norme di legge, ma anche della qualità del servizio sanitario, che è la nostra prima preoccupazione».
Gli organismi tecnici dell’assessorato alla Salute spiegano infatti che il decreto ministeriale 70/2015 fa riferimento a un fabbisogno di mezzi di soccorso avanzati corrispondenti a 1 ogni 60mila abitanti. «L'Emilia-Romagna – prosegue il testo – ha una dotazione di mezzi avanzati pari a 1 ogni 33mila abitanti: a Bologna i mezzi avanzati sono 1 ogni 35mila abitanti. Nell’ambito dei mezzi di soccorso avanzato con medico a bordo, la nostra regione presenta una dotazione superiore a quella della maggior parte delle regioni del Nord».
Secondo l’Ordine, invece, per garantire «piena operatività assistenziale» al 118, considerando sia i turni degli operatori (ferie e riposi) sia la possibile necessità di intervento, sarebbe «necessaria la disponibilità di sei operatori medici per ogni mezzo di soccorso avanzato, con un rapporto ottimale di un mezzo ogni 60mila abitanti». A conti fatti, dunque, nel territorio regionale servirebbero «almeno altre 32 ambulanze e quindi almeno altri 180 dottori medici, a meno di non voler ricorrere alla presenza sostitutiva di operatori sanitari non medici».
Per Bologna e provincia, dove sono presenti 10 ambulanze H24 e una H16 in proporzione servirebbero «altre 5 automediche con i relativi 30 medici e infermieri». E qui arriva l’affondo dell’Ordine: «A fronte di questa realtà di contratta e insufficiente dotazione operativa ‘medicalizzata’ la Regione, piuttosto che reclutare e assumere nuovi medici da dedicare al servizio di emergenza su gomma, ha inteso avallare linee guida che assegnano a operatori sanitari non medici funzioni ‘borderline’ rispetto ad atti deontologicamente e non solo di stretta competenza medica».