Come correva Ondina. Saltava e correva veloce gli 80 metri a ostacoli con il sorriso sul volto e le ciocche di capelli mosse dal vento. Bolognese, fu la prima azzurra a vincere un oro olimpico, nel 1936 ai Giochi di Berlino. Al secolo Trebisonda Valla, da tutti chiamata Ondina grazie - raccontò - all’errore di un giornalista che in un articolo scrisse ‘Trebitonta’. Da lì fu ‘Trebitondina’ e poi semplicemente Ondina. Moderna, insofferente ai formalismi e con quel nome diventò, forse inconsapevolmente, simbolo di emancipazione femminile.
Il giornalista Marco Tarozzi le ha dedicato un secondo libro, ‘Ondina. Il sorriso che ha cambiato il mondo’ (edito da Minerva, collana In alto stat Virtus), che presenta oggi alle 18 nella piazza coperta di Salaborsa, con Luigi De Lucchi, figlio di Ondina, e Alberto Bortolotti.
Cos’aveva Ondina Valla di diverso rispetto alle altre ragazze?
"Era nata a Bologna, una città che già allora sapeva accogliere e offrire possibilità. In più, crescere in una famiglia con quattro fratelli maggiori è stato decisivo. Ha sempre giocato a pallone, correva e gareggiava con loro. Era poliedrica e credo si sia sempre portata dietro una sorta di ‘retaggio del cortile’. Ha avuto una grande determinazione, nel 1932, a 16 anni, le impedirono di partecipare ai Giochi olimpici, ma lei, il giorno dopo con la borsa in spalla, tornò ad allenarsi. Avrebbe potuto arrendersi, non lo fece".
Il fascismo ne fece un simbolo...
"Soltanto quando vinse l’oro. Il regime aveva sempre contrastato la sua adesione totale alla disciplina. Dopo la firma dei Patti lateranensi, nel 1929, lo sport femminile non era ben visto. In alcune scuole si insegnavano i ‘lavori donneschi’, che ovviamente non prevedevano la corsa o il salto degli ostacoli, ma il ricamo e la cucina. Ma Ondina Valla non si poteva ingabbiare nel ruolo di madre e moglie. In questo senso è stata piuttosto un simbolo di emancipazione femminile".
Alla finale olimpica del ’36 a Berlino partecipò la grande rivale di Ondina Valla, Claudia Testoni, anche lei bolognese...
"È un fatto unico nella storia che alla finale olimpica finiscano due ragazze che andavano a scuola insieme, erano nella stessa squadra, entrambe bolognesi. Anche Claudia Testoni era molto dotata, aveva quasi sempre battuto Ondina nelle competizioni di quell’anno. Ma a Berlino arrivò quarta e Valla vinse. Nel libro ho voluto sfatare il mito della rivalità folle tra le due. Non erano nemiche, un carteggio lo testimonia e, durante il viaggio di nozze, Ondina si fece ospitare proprio da Claudia..."