Bologna, 7 settembre 2024 – Ha ricostruito quanto accaduto mercoledì sera in via Piave. Ha raccontato dell’incontro con il gruppo di Fallou Sall, degli sfottò e dell’aggressione che avrebbe subìto: "Mi hanno inseguito. Mi hanno dato un pugno dietro la testa e anche aizzato contro un cane". Fino a quell’esplosione di odio che lo ha portato, da sedicenne ‘normale’ a diventare un assassino. "Ho tirato fuori il coltello e colpito alla cieca, mi erano tutti sopra, avevo paura", avrebbe aggiunto, spiegando la sua versione di quanto accaduto mercoledì sera. Una sera tiepida di settembre in cui, così facendo, questo sedicenne ha spezzato due vite: quella della vittima, Fallou, e la sua.
È stato convalidato ieri mattina dal gip Anna Filocamo il fermo dell’adolescente accusato dell’omicidio aggravato del coetaneo e del tentato omicidio di un diciassettenne, ferito con un fendente alla gola e uno alla spalla destra. L’autopsia ha confermato che Fallou è morto in seguito alla coltellata al cuore. La Procura dei minori ha concesso il nulla osta ai genitori del 16enne per riavere il corpo del figlio e mercoledì 11 settembre dovrebbero svolgersi i funerali, in un luogo ancora da stabilire. Prima si terrà la camera ardente in Certosa.
La confessione del baby killer
Il giovanissimo assassino, per cui sussistono gravi indizi di colpevolezza, avrebbe confermato al giudice quanto detto, nell’immediatezza del delitto, ai poliziotti delle Volanti. Una confessione piena, con tanto di motivazione: anni di bullismo subito. E una rivendicazione: "Volevo che sapessero che non avevo paura di loro".
La sua versione dei fatti, che parla, in sostanza, di una reazione violenta a una provocazione tra adolescenti, è comunque al vaglio della Squadra mobile, per ricostruire esattamente quanto accaduto, mercoledì sera, in via Piave. Le telecamere non è detto che aiutino: a quanto pare, non ce ne sono o non sono ‘buone’. Restano invece i tantissimi testimoni, chiamati a raccontare cosa hanno visto accadere in quei momenti concitati. E anche per questo, ieri, la polizia è tornata per un sopralluogo sul luogo dell’omicidio, accompagnata da alcuni dei ragazzi presenti l’altra sera, tra cui il ferito. Che hanno indicato punti esatti e circostanze agli agenti.
In questo contesto è emersa anche una storia, pubblicata pochi minuti prima di morire dalla vittima su Instagram, dove lo si vede indossare un tirapugni. Tuttavia, al momento del fermo, il sedicenne che ha ucciso Fallou aveva escoriazioni alle braccia e alle gambe, non segni compatibili con pugni inferti con un’arma simile. Per la polizia, nulla fa insomma pensare che Fallou avrebbe mai usato quell’arma per far male, ma solo, come fanno molti adolescenti, per bullarsi un po’ sui social.
Tanto che gli amici del sedicenne ucciso hanno raccontato una versione diversa dei fatti, dicendo che il primo a scattare, ferendo con un pugno al volto il diciassettenne poi ferito con il serramanico, sarebbe stato proprio il giovane indagato, con Fallou raggiunto dalla coltellata al petto mentre cercava solo di aiutare l’amico. L’indagato era arrivato al parco del Velodromo, dove sapeva che avrebbe potuto incontrare il gruppo con cui si era azzuffato appena sabato scorso, con un coltello a serramanico in tasca.
Ed è stato rapido nell’usarlo, mettendo fine, in maniera assurda, a una vita. Per il ragazzo, al termine dell’udienza, è stata disposta la custodia cautelare al Pratello. La pm Caterina Salusti ha intanto conferito anche l’incarico per l’autopsia su Fallou e per l’esame delle lesioni riportate dal diciassettenne accoltellato e dallo stesso indagato.
"Il mio assistito è sconvolto e in stato confusionale", ha spiegato l’avvocato Simone Vincenzo Ferraioli, che assiste il sedicenne. "Ha ammesso le sue responsabilità e – ha riferito il legale – non ha cercato di sminuire ciò che ha fatto. Il mio assistito ha anche fatto ritrovare il coltello tra alcune auto vicino a dove è avvenuto l’omicidio". Il ragazzo, dice l’avvocato Ferraioli, "non conosceva la vittima", ma in passato "aveva denunciato altri ragazzi, probabilmente dello stesso gruppo" di Fallou e dell’altro ragazzo ferito. L’indagato è inoltre riuscito a vedere i suoi genitori già ieri: "Gli sono molto vicini – continua il legale – e sono molto turbati anche loro per quanto successo".
Un turbamento aumentato anche da quanto sta avvenendo in queste ore sui social, su Tik Tok e Instagram, protagonisti paralleli di questa devastante storia di disagio adolescenziale, dove sono già comparse le prime minacce e messaggi di odio nei confronti del sedicenne omicida. "Perché non apri più TikTok?", gli chiedono. E poi "Adesso 15 anni non te li toglie nessuno" e "Se esci dal carcere stai tranquillo che entri sicuro in una bara". Messaggi di morte, che fanno riflettere su quanto il sacrificio di Fallou, ucciso per essere finito in mezzo a screzi maturati in quel tritacarne che sono i social, non sia servito a nulla.