REDAZIONE BOLOGNA

Omicidio Casalecchio, la madre testimonierà assistita dalla psicologa

Iniziato il processo ad Alessandro Leon Asoli, il ventenne che a Ceretolo uccise il patrigno aggiungendo il nitrito di sodio alle penne al salmone

L’intervento dei carabinieri a Ceretolo

Casalecchio (Bologna), 3 febbraio 2022 - Giubbotto e scarpe bianche in tinta con orologio e mascherina. Sguardo stranito su quello che sta accadendo davanti a lui, rinchiuso nella ’gabbia’ di vetro dell’aula dell’Assise di Palazzo di giustizia. Non c’è la madre che non rivede dal 15 aprile quando, nell’abitazione di Ceretolo di Casalecchio, tentò di uccidere avvelenandole il piatto. Non ci sono i parenti di Loreno Grimandi, compagno di lei, che per quella maledetta cena invece rimase ucciso. Cavie del piano diabolico di Alessandro Leon Asoli, 20 anni: vedere quanto una dose di nitrito di sodio avrebbero provocato sofferenza, per poi autotestarsi.

Bologna, omicidio al veleno: chiesto l’ergastolo per Asoli

Omicidio al veleno, la mamma del killer: "L’odio che ho partorito mi ha tolto l'amore"

Alessandro Leon Asoli
Alessandro Leon Asoli

Avvelenò la madre e il patrigno. "Voleva cucinare e noi l’abbiamo accontentato" Ieri l’apertura del processo con già otto udienze calendarizzate davanti alla Corte d’Assise dove si sono costituite quattro parti civili: la mamma di Asoli e quella di Grimandi (con l’avvocato Gabriele Giuffredi) e due cugini dell’uomo (avvocato Maurizio Merlini). Depositata anche la lista testi di accusa e difesa: trenta in tutto con amici dell’imputato, vicini di casa, parenti e consulenti. Oltre a M.M., mamma di Asoli, che ha chiesto di poter testimoniare ma alla presenza della psicologa (teste a sua volta) che la segue fin dai primi drammatici momenti. "E’ terrorizzata – spiega l’avvocato Giuffredi – dall’idea di rivedere suo figlio. Lui pentito? Con noi mai, nemmeno una lettera. Mai, inoltre, ha ritrattato le accuse che rivolse alla madre di essere sua complice, cosa che il pubblico ministero ha sempre ritenuto inattendibili". Già dal gup lo scorso anno, su volontà del pm Rossella Poggioli, era stata rigettata la richiesta avanzata dal difensore di Asoli, Fulvio Toschi, di sostituire la custodia cautelare in carcere con i domiciliari a casa dal padre che si era dichiarato disponibile. Il legale ieri si è riservato di decidere se il suo assistito si sottoporrà all’interrogatorio o farà dichiarazioni spontanee in aula. Quella sera di primavera il giovane volle a tutti i costi preparare a mamma e patrigno la cena: penne al salmone ma con una dose letale di nitrito di sodio. Veleno acquistato su Internet con la carta di credito della mamma (oltre al nitrito comprò i semi di un tubero della pianta ’Gloriosa suprema’ e il clochino). Sul web da tempo studiava come togliersi la vita, "suicidarsi – scrisse il gip – in modo non traumatico". Da qui la scoperta dei veleni. Il cianuro, "sua prima scelta", però era difficile da procurarsi. Meno il nitrito di sodio. La sua fu "una lucida follia", con il successivo tentativo di ribaltare le responsabilità della tragedia sulla madre – che finì in rianimazione – destituito "di ogni logica, anche perché la donna – sottolineò la Procura – è stata sentita urlare ed è stata vittima" a sua volta. "La follia suicida che lo animava – precisò ancora il gip nella convalida del fermo – si è trasformata in follia omicida finalizzata a sperimentare l’effetto dei veleni appena acquistati". Si torna in aula a marzo.