Gaggio Montano (Bologna), 3 novembre 2021 - Piange Luigi Bernardini. "Ora non ho più niente, mi hanno tolto la vita", sussurra tra i mille singhiozzi. "Eravamo la famiglia perfetta d’Italia – ripete –, ci amavamo, eravamo l’uno per l’altra. Lei era tutto. E adesso che faccio?". Sono trascorsi quattro giorni da quando Natalia Chinni, 72 anni ex insegnante di inglese, non c’è più. Uccisa da più colpi sparati dalla canna di un fucile che ancora non si trova. C’è un’inchiesta per omicidio, soprattutto c’è un nome iscritto nel registro degli indagati ed è quello del cugino di primo grado di Natalia Chinni, un ex cacciatore da tempo senza licenza e senza armi.
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"Ma di lui non chiedetemi niente – riprende Luigi –, non voglio parlare, c’è un’indagine in corso e la rispetto". Non punta il dito contro questo o quello. Rigetta ogni domanda sul perché l’amata moglie sia stata freddata. Sul movente, su chi possa avere premuto quel maledetto grilletto. "Io e Natalia – dice con dolcezza – eravamo insieme da 65 anni, una vita intera". Quando Luigi aveva bisogno, la moglie c’era sempre. "Era il mio bastone, la mia gioia, la mia spensieratezza". Capace di farlo andare avanti anche dopo la morte della madre, dopo i gravi problemi fisici avuti di recente, dopo tutte le sofferenze che la vita gli ha riservato. Lui e lei, per sempre. "Era la mia luce – dice –, era la mia Natalia".
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L’ultima volta che l’ha vista andare via dalla loro abitazione di Borgo Capanne è stata venerdì mattina con direzione Santa Maria Villiana, frazione di Gaggio. Quella era la casa d’infanzia della ex docente alla quale teneva tantissimo e ogni volta che poteva vi faceva tappa. "La adorava – conferma il marito –, era nata lì". E proprio quel luogo è stato l’ultimo: davanti all’uscio è stata ritrovata senza vita dal figlio venerdì sera. "Non tornava, eravamo preoccupati", ricorda ancora Luigi. Ma tutto ciò che è avvenuto prima, gli ultimi suoi momenti, l’ora degli spari, restano avvolti nel mistero.
A casa Bernardini il telefonino continua a squillare, parenti, amici, semplici conoscenti di Natalia, del marito e del figlio Federico. E tra loro c’è anche qualche ex alunno della donna. "Per 40 anni ha insegnato a Porretta, tutti le volevano bene, sapevano quanto era grande il suo cuore. Voglio ricordare ogni attimo vissuto accanto a lei, nonostante in questo momento mi provochi un dolore immenso. Ha insegnato a decine di studenti che oggi sono diventati uomini, padri di famiglia. Non meritava quella morte".
La voce si ferma, manca il respiro, ripartono i singhiozzi sempre più insistenti e che ti spezzano il cuore: "Sono devastato e chiedo solo che si arrivi alla verità. Per Natalia, per una donna buona che amava la vita".