Bologna, 21 agosto 2024 – L’odio non finisce. Neppure due anni dopo l’atroce delitto che ha strappato per sempre la vita ad Alessandra Matteuzzi, 56 anni. E nonostante le passate denunce della famiglia Matteuzzi agli “odiatori del web” che nel corso del tempo hanno insultato la memoria di ’Ale’ sui social – nove di loro a ottobre andranno a processo per diffamazione aggravata –, c’è chi continua a gettare fango sulla vittima di femminicidio. Perciò Stefania, sorella di Alessandra, denuncerà: questa volta tocca a chi ha chiamato “eroe” Giovanni Padovani, l’ex fidanzato oggi ventottenne di Alessandra che il 23 agosto 2022 la massacrò a martellate, calci, pugni e colpi di panchina sotto casa di lei in via dell’Arcoveggio, definendo il suo gesto “selezione naturale”. E ci sono frasi peggiori, cui Stefania ha replicato direttamente online chiedendo “rispetto”.
Stefania, venerdì saranno due anni senza Alessandra.
“La ricorderemo con un evento che le sarebbe piaciuto molto, credo, dalle 21 in piazza Dalla. Proietteremo un video con le sue foto, fin da quando era bambina. La cantante Elisa Gamberini, che suona anche l’arpa, l’accompagnerà con musica dal vivo. Poi interverranno le istituzioni e noi parenti e amici stretti. Parteciperanno le associazioni antiviolenza e anche una formata da soli uomini, ’Maschile plurale’, che parlerà di femminicidio e violenza sulle donne. Chiuderà un piccolo concerto di canzoni scelte da me, che piacevano a mia sorella, tra cui molte di Lucio Dalla. Lei era innamorata della musica, la ricordo cantare a squarciagola in macchina con mamma o in giro per casa, in braghini corti. Così la ricorderemo senza parlare solo di quello che le è successo, che certo è il tema principale, anche perché riguarda purtroppo tante altre vittime, ma non è l’unica cosa importante della sua vita”.
Cos’è successo con gli ’haters’?
“Sabato scorso una youtuber ha pubblicato un video sulla vicenda di mia sorella. Ha ricevuto oltre 300 commenti. Alcuni erano allucinanti, gravissimi: farò un’integrazione alle denunce già presentate in passato. A distanza di due anni mi tocca ancora leggere certe cose, perché? Preferirei offendessero me anziché lei che non c’è più. Il dolore è più forte, quando mi imbatto in certe cose. Mia sorella non c’è più, non se lo meritava. Perché quell’uomo sarebbe un eroe? Non capisco”.
A novembre comincerà il processo d’appello, per lui.
“Proprio l’11, primo anniversario della morte di Giulia Cecchettin, un’altra vittima di femminicidio. Prima dicevo che a darmi la forza erano mia madre e il desiderio di giustizia. Ora che mamma non c’è più (è scomparsa lo scorso 9 maggio, ndr), mi è rimasto solo un pilastro. In primo grado i giudici hanno dato l’ergastolo a quell’uomo, una giusta condanna. Ma non mi fermerò fino al terzo grado. Ci tengo tantissimo e so che Sandra ci tiene, con i miei genitori, lassù. L’unica consolazione è sapere che sono insieme. E che lei avrà giustizia, anche in nome di tutte le altre che hanno patito quanto lei. Nel mio piccolo, cerco di fare la differenza raccontando la sua storia, che ho vissuto a 360 gradi, con tutti i suoi meccanismi, le debolezze di mia sorella e l’escalation di violenza di lui. Ho tutto in mente come fosse ieri, fino a quella sera del 23, con ’Ale’ che urlava al telefono con me. Veniva uccisa nell’ora in cui venerdì la ricorderemo in piazza. E io porto dentro quel trauma, una sensazione di pericolo che non va mai via. La violenza entra dentro e resta”.