Valsamoggia (Bologna), 4 maggio 2022 - Un ’superperito’ in campo per fare luce sulla salute mentale del sedicenne che il 27 giugno scorso uccise a coltellate la giovanissima Chiara Gualzetti al Parco dell’Abbazia di Monteveglio , a pochi passi dalla casa dove i suoi genitori la aspettavano per il pranzo, senza sapere che non l’avrebbero rivista mai più.
È quindi la psichiatra Luisa Masina il perito incaricato ieri dal giudice del tribunale per i minorenni del Pratello di dare il proprio parere sulla salute mentale del ragazzo, dopo che le perizie dei tecnici incaricati da Procura e parti, pur indicando sostanzialmente come il ragazzo fosse in grado di intendere e di volere, hanno dato pareri non perfettamente sovrapponibili. Così da indurre il giudice a volere approfondire con l’introduzione di un perito terzo, per chiarire appunto se i disturbi di personalità dell’assassino di Chiara abbiano inciso sulla sua lucidità d’azione nel delitto di cui è accusato. L’esito è atteso entro la prossima udienza, fissata per la fine di luglio.
"Se dovesse stabilire l’incapacità di intendere e di volere del ragazzo, smentirebbe il parere, pressoché identico, di quattro professionisti seri ed esperti – commenta Vincenzo Gualzetti , papà di Chiara –; dunque nutriamo buone speranze". Difatti, sulla lucidità del giovane la famiglia Gualzetti – assistita dall’avvocato Giovanni Annunziata, ieri in aula sostituito dal collega Andrea Dozza – non ha mai avuto dubbi: "Lo conoscevo da tre anni, ha lavorato per me nei cantieri come stagista, è venuto a cena da noi: se avesse dato anche solo il minimo segno di stranezza, non l’avrei mai fatto avvicinare a mia figlia", sottolinea Vincenzo. Il quale ora si augura "che questo periodo di tensione finisca e si arrivi al più presto a una sentenza".
Il killer di Chiara, reo confesso, all’epoca raccontò agli inquirenti di avere inferto le cinque fatali coltellate alla ragazzina perché spinto dalla "voce" di un "demone" satanico, simile al ’Lucifer’ della serie tv, che "mi parla da quando avevo 12 anni , dicendomi di agire in modo aggressivo verso gli altri, fisicamente e psicologicamente. Insisteva affinché uccidessi qualcuno".
Così, in quella maledetta mattina di fine giugno, lui aveva messo nello zainetto un coltello da cucina , aveva chiesto all’amica di pochi mesi più giovane e che per lui nutriva forse un debole di uscire assieme e lì, nel parco proprio dietro casa sua, le aveva inferto cinque fendenti al collo e al petto, per poi accanirsi su di lei con calci e colpi. Dopo di che si era sfogato con dei messaggi vocali inviati su WhatsApp ad alcuni amici ("L’ho fatto", ripeteva affannato) e quando poco dopo i carabinieri lo avevano rintracciato e interrogato rese "una confessione piena e completa, ma che benché inoppugnabile appare a dir poco raccapricciante sia per i numerosi dettagli macabri e cruenti, sia per l’apparente freddezza del racconto, sia infine per il movente che può apparire sotto certi aspetti incredibile e sotto altri estremamente inquietante", come scrisse il pm Stefano Purgato nell’ordinanza in cui ne dispose il fermo per omicidio volontario premeditato.
Ora, il 17enne è accusato di omicidio pluriaggravato dalla premeditazione, i futili motivi e la minore età della vittima. La prossima udienza del processo con rito abbreviato è attesa per il 26 luglio prossimo. LEGGI ANCHE - Omicidio di Chiara Gualzetti, chiesto il rito abbreviato per il sedicenne - La follia del killer: "Sembra irreale che l’abbia uccisa" - Bologna, omicidio Chiara Gualzetti: chi era la 15enne trovata morta vicino a casa