Bologna, 14 ottobre 2022 - L'assassino di Chiara Gualzetti, uccisa a coltellate, calci e pugni a 15 anni da un coetaneo il 27 giugno 2021 sulle colline di Monteveglio, deve restare in carcere poiché mostra "assenza di empatia e senso di colpa" per un delitto non d'impulso ma progettato e studiato giorni prima. Eccole le motivazioni con cui il Tribunale per i Minorenni di Bologna lo ha condannato con rito abbreviato, lo scorso luglio, a 16 anni e quattro mesi. Una mancanza di "resipiscenza" che emerge "dai comportamenti sprezzanti attuati dopo l'uccisione, egli colpisce con calci la vittima perché 'non moriva' e si preoccupa solo di 'essersi rotto un piede' a causa della 'testa dura'" della minore.
Il finto omicidio inscenato al Pratello e i selfie
Nel carcere minorile poi inscena un finto omicidio, sporcandosi con il kechup, "facendo finta 'di essere impazzito di nuovo'" per poi pubblicare una storia su Instagram (sempre dal carcere del Pratello) in cui "si riprende con le dita in segno di vittoria e con la scritta 'killer' in primo piano.
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Un omicidio che non nasce da "un impulso repentino e non controllabile", ma da "una progettazione", sottolineano i giudici. Una pianificazione che emerge dalle sue scelte: decide il momento "più opportuno per uccidere (non certo il venerdì alla presenza di altri, ma domenica in seguito a un invito capzioso e ingannante)", mostra "capacità simulatoria e depistante subito dopo il fatto allorquando spudoratamente mente" fornendo ipotesi alternative sulla scomparsa di Chiara. Arrivando anche a fotografare il suo cadavere per poi cancellare le stesse immagini ritrovate dai carabinieri.