CHIARA CARAVELLI
Cronaca

Omicidio Chiara Gualzetti, i giudici: “Nessun pentimento del killer, con la scusa del demone”

Il giorno dopo il funerale della madre della ragazza, sono uscite le motivazione della Corte di Appello di Bologna. Ecco perché sono stati confermati i 16 anni e quattro mesi di reclusione

Omicidio Chiara Gualzetti, i genitori Giusi e Vincenzo con il ritratto della loro figlia

Bologna, 5 luglio 2023 – Nessun segno di pentimento, non solo nei confronti della vittima a cui ha rivolto “parole spregevoli prima e dopo il fatto”, ma anche nei confronti dei genitori della ragazza. Anzi, con il passare del tempo, non è riuscito ad attribuirsi la responsabilità di quanto successo, continuando a sostenere che la colpa è stata del “demone” che gli diceva cosa fare.

I giudici della Corte d’Appello di Bologna, sezione minorenni, motivano così la conferma della condanna a 16 anni e quattro mesi per il killer di Chiara Gualzetti, la quindicenne di Monteveglio assassinata nel parco dell’Abbazia, a pochi passi da casa, la mattina del 27 giugno 2021. Il corpo della giovane venne poi lasciato ai margini di un bosco.

Approfondisci:

Morte della mamma di Chiara Gualzetti, il Papa chiama il marito di Giusi: “Prego per te”

Morte della mamma di Chiara Gualzetti, il Papa chiama il marito di Giusi: “Prego per te”

Per lui l’accusa è di omicidio pluriaggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla minore età della vittima. Le motivazioni dei giudici arrivano pochi giorni dopo la celebrazione dei funerali della madre della ragazza, morta domenica scorsa a causa di un male incurabile. Il giovane killer, che ha compiuto 18 anni proprio il giorno della sentenza di Appello, il 20 marzo di quest’anno, ma sedicenne all’epoca dei fatti, uccise l’amica a coltellate, finendola poi con calci e pugni. La Corte condivide, inoltre, la decisione dei giudici di primo grado di non ammettere l’imputato alla messa alla prova, sottolineando come il ragazzo abbia continuato a dare la colpa a un ‘demone’.

Su questo punto, facendo propria la valutazione a cui sono giunti i periti psichiatrici, i giudici parlano di “un tentativo deresponsabilizzazione con modalità ed escamotage che gli hanno permesso di distaccarsi dal fatto reato". Il demone è una figura, peraltro, apparsa solo pochi giorni prima del delitto, quando il giovane “aveva fatto ricerche su Google per cercare nomi da dare al demone”.

Approfondisci:

Omicidio di Chiara Gualzetti, condanna del killer confermata in appello

Omicidio di Chiara Gualzetti, condanna del killer confermata in appello

Per il resto l’imputato ha sempre mantenuto “un atteggiamento supponente e mai dispiaciuto, utilizzando frasi e parole che hanno sempre evidenziato mancanza di resipiscenza”. Nel motivare un mancato sconto di pena per il killer, i giudici hanno posti posto l’accento sulla crudeltà del fatto e sul comportamento successivo del ragazzo.

In base al primo punto “l’imputato non si limitava a infliggere plurime coltellate, ma dato che la ragazza ‘non moriva’, la prendeva a calci infierendo sul corpo già in fin di vita, lamentandosi poi con un’amica per essersi fatto male al piede”.

Sul secondo punto, invece, si sottolinea come l’imputato, fin dall’inizio, abbia "utilizzato comportamenti depistanti non solo verso il padre di Chiara”, che lo contattava perché preoccupato per la figlia, “ma anche verso le Autorità, raccontando da subito una versione alternativa” che gli ha permesso di crearsi un alibi e che “evidenzia la peculiare freddezza nei momenti subito successivi al grave gesto compiuto”. Nel confermare la condanna a 16 anni e 4 mesi per il giovane killer della quindicenne Chiara Gualzetti si fa accenno anche alla confessione resa dall’imputato, arrivata però “di fronte a un quadro già delineato”.