Bologna, 30 giugno 2021 - Dato che Chiara, dopo quattro coltellate al collo e al petto, ancora non moriva, il suo assassino l’ha presa a calci in faccia. Finché, tra botte ed emorragia, la ragazzina ha smesso di lottare. È morta col terrore negli occhi Chiara Gualzetti. Era uscita di casa con la gioia di incontrare il ragazzino che le piaceva, un anno più grande di lei. E la luce nei suoi occhi si è spenta un quarto d’ora dopo essere arrivati, insieme, sulla collina ai piedi dell’Abbazia di Monteveglio, a una manciata di passi dalla casa dove la quindicenne abitava con i genitori.
Aggiornamento Oggi i funerali di Chiara Gualzetti
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Lui si era pure portato dietro un grosso coltello da cucina. E non ha esitato a usarlo contro Chiara. "Mi infastidiva, perché si era invaghita di me", ha dichiarato, con la freddezza e l’abulia di un killer fatto e finito, davanti ai carabinieri della compagnia di Borgo Panigale e al pm Simone Purgato, della Procura dei minori. La madre, che assisteva all’interrogatorio, ha avuto una crisi di nervi.
Non sapeva, non immaginava, di andare a morire. I carabinieri della stazione di Bazzano sono riusciti a estrapolare le chat dal telefono del sedicenne, benché lui le avesse cancellate. E quelle conversazioni, dal contenuto tanto chiaro quanto agghiacciante, hanno spinto il ragazzo, difeso dall’avvocato Tanja Fonzari, a parlare. La sua confessione è stata un flusso pacato, asettico, di frasi terribili. "Io sentivo delle voci dentro. Voci che mi dicevano di fare cose sempre più cattive", ha raccontato. "Come nella serie di Netflix ‘Lucifer’", ha aggiunto.
Da quanto emerso, il ragazzo, che non frequentava i coetanei del paese, isolato e sempre in giro con un solo amico, era da qualche tempo seguito da uno psicologo ed era stato assistito dal servizio di Salute mentale dell’Ausl, così come Chiara. Lei fragile e timida, pensava di aver trovato un’anima affine. Non poteva immaginare che quel ragazzino magro e solitario un’anima non l’avesse proprio.