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Omicidio Casalecchio, il pianto della madre di Alessandro Asoli: "Mi picchiava e gridava"

La deposizione-choc in aula di Monica Marchioni che non chiama mai per nome il figlio: "Così il ragazzo ha distrutto la mia vita. Mio marito Loreno era agonizzante, mi allontanò da lui con una scusa". E l’imputato lascia l’aula dopo aver saputo del nonno morto

Monica Marchioni con il marito Loreno Grimandi: lui è morto, mentre lei è stata salvata

Bologna, 17 marzo 2022 - "Continuava a dirmi ’perché non muori, ca...?’ mentre mi colpiva con calci e pugni e con i cuscini cercava di soffocarmi. Io lo imploravo: ’sono la tua mamma, ti prego fermati. Perché lo stai facendo?’, ma lui andava avanti". Ha lo sguardo spento Monica. La voce si sente appena, continua a tremare come una foglia. Le lacrime bagnano il suo viso, quello di mamma e moglie che in una maledetta sera di primavera ha perso tutto: il marito, Loreno ’Lollo’ Grimandi, ucciso e il figlio, Alessandro Leon Asoli, in carcere con la duplice accusa di aver ammazzato il patrigno e cercato di fare la stessa cosa con la donna. Avvelenati con il nitrito di sodio nella pasta al salmone. E’ il momento più devastante della sua deposizione davanti all’Assise che sta processando quello che lei non chiamerà mai per nome, definendolo semplicemente ’il ragazzo’. Leon in aula non c’è già più, dopo 20 minuti dalla deposizione della nonna Marisa ha chiesto di essere riportato in cella perché "non sto bene", uscito dal tribunale in lacrime dopo aver saputo dall’anziana della morte del nonno avvenuta a settembre.

Bologna, omicidio al veleno: chiesto l’ergastolo per Asoli

Mai un segno di pentimento, mai una parola per l’orrore commesso nell’abitazione di Ceretolo di Casalecchio il 15 aprile 2021. E da quel giorno non ha più incrociato gli occhi di sua madre. Fino a ieri, alle 9.30 quando i due si sono sfiorati nel corridoio del tribunale. Lui scortato dalla penitenziaria, lei coccolata dalla psicologa, suo angelo custode. Lui impassibile, lei scoppiata in un pianto a dirotto.

IL RAGAZZO

"Aveva tutto Chicco – dirà nonna Marisa, parte civile –, non gli mancava niente. Gli abbiamo dato troppo. Monica e Loreno erano felici insieme". Un rapporto però messo duramente in discussione ieri dall’avvocato Fulvio Toschi, per l’imputato, attraverso una serie di messaggi depositati agli atti. Un ragazzino difficile, Asoli, negli ultimi mesi "intrattabile, che non ci ascoltava più". Monica e il marito gli avevano trovato un appartamento in via Marconi, "sarebbe entrato a maggio", per regalargli quell’indipendenza che tanto sognava nei suoi 19 anni. Parlava di suicidarsi, studio e lavoro erano "troppo sbattimento " e lui "non aveva voglia di faticare". In un’occasione disse di "aver chiesto ad un amico del cianuro", in un’altra finì volontariamente con l’auto contro un palo. Fino al piano diabolico dei veleni, secondo le accuse: usare mamma e patrigno come cavie, per vedere le sofferenze, poi passare a lui. "Ma Loreno non l’ho mai avvelenato", ha sempre ribadito il giovane gettando la colpa sulla madre. "Quella sera insistette per preparare la cena – inizia Monica –, non volle nemmeno che ci avvicinassimo alla cucina. Abbiamo iniziato a mangiare, il piatto era troppo salato, poi l’odore di ammoniaca. Gli dissi che faceva schifo, ma scherzando, lui si mise a piagnucolare, ’ogni cosa che faccio non vi va bene’".

DEVI MORIRE

Loreno è il primo a stare male, mentre Asoli allontana la madre portandola con una scusa in camera. "Mi prese le mani, mi diceva ’mamma non lasciarmi’". Gli occhi e la testa della donna iniziano a offuscarsi, l’effetto del veleno. "Volevo tornare da mio marito, non lo sentivo più". E mentre Grimandi agonizzava, la donna veniva afferrata dal figlio da dietro e sbattuta sul letto. "Aveva guanti di lattici, mi picchiava, mi voleva soffocare, sembrava di vivere un film dell’orrore...". La voce si ferma, gli occhi tornano a inondarsi, il silenzio in aula è irreale. "Era forte, fortissimo – riprende –, mi diceva cose terribile che mai una mamma dovrebbe sentire. ’Perché non muori’. Gli dicevo: ’Chicco, sono la tua mamma, ti prego, sto morendo, lasciami andare’". Nessuna pietà nemmeno di fronte a quella resa: "Ti lascio vivere se mi giuri che ora ai carabinieri dirai che è tutto a posto". Monica riesce a raggiungere il pianerottolo prima di cadere sul pavimento e svenire mentre ’il ragazzo’ prende le scale, fuggendo dalla nonna. "Ho aggredito la mamma perché ha avvelenato Loreno", saranno le sue uniche parole.