FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Omicidio Bologna, la sorella della vittima: "Molestò la figlia e Atika lo cacciò"

Orrore nel casolare, lo strazio e il racconto: "Ha chiamato mia mamma e ha detto di averla uccisa"

M'Hamed Chamekh, 41 anni, e Atika Gharib, 32 anni

Bologna, 5 settembre 2019 - «Atika era una ragazza timida e buona. Me l’hanno uccisa. Non ho più parole». Khadija Gharib, sorella della 32enne marocchina trovata carbonizzata in un casolare (video) di Castello d’Argile (Bologna), non si dà pace (foto). Piange, stretta nell’abbraccio di amici e parenti che l’hanno raggiunta nell’appartamento di via Oroboni, a pochi passi da quello in cui viveva la sorella con le figlie di 16 e 17 anni, avute da un precedente marito dal quale aveva divorziato. 

Khadija, quando ha visto sua sorella per l’ultima volta? «Domenica sera. Siamo state insieme fino a mezzanotte. Mi ha detto che il giorno dopo sarebbe andata al Consolato di Bologna per il passaporto». 

Da allora più nulla? «Ho provato a chiamarla lunedì intorno alle 10. Non mi ha risposto e ho iniziato a preoccuparmi».

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Poi cosa è successo?  «Ho saputo che l’ex compagno di Atika, M’hamed, aveva chiamato mia madre e le aveva detto di averla uccisa. Stessa cosa con un’altra mia sorella. A lei ha detto ‘per Atika il fuoco non basta’». 

Lei cosa ha fatto? «Poco dopo il cellulare di Atika si è spento. Sono corsa dai carabinieri e ho raccontato tutto. Loro hanno cercato il telefono di mia sorella e lo hanno intercettato a Castello d’Argile». 

A quel punto lei è andata lì? «Sapevo che M’hamed a volte si fermava in una casa abbandonata proprio a Castello d’Argile. Allora mi sono fatta accompagnare lì da mio cugino». 

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Cosa ha trovato? «Un capannone bruciato. C’erano i vigili del fuoco e il sindaco. Ho spiegato la mia situazione ma sulle prime sembrava che nel casale non ci fosse nulla». 

Ma lei non era convinta.  «No. Sono tornata a casa e sono rimasta in contatto con i carabinieri. Non ho dormito tutta notte. Non riuscivo a liberarmi dal dubbio che mia sorella fosse lì sotto». 

Quando ha saputo la verità? «Ieri sera (martedì, ndr). erano quasi le 23 quando mi hanno avvisata che avevano trovato un cadavere».

Si aspettava un tale epilogo? «No, mai avrei pensato. Ma quando ho sentito quello che aveva detto M’hamed ho capito tutto». 

Perché era finita la relazione tra Atika e M’hamed? «Da febbraio vivevano insieme ma lui non andava d’accordo con le figlie. Poi all’inizio di agosto mia sorella l’ha cacciato di casa. Aveva scoperto che aveva molestato la figlia più giovane e lo ha denunciato». 

Lui come ha reagito? «Veniva sotto casa e la minacciava. Una volta ha scavalcato il cancello e si è infilato in uno scantinato. In un borsello aveva un coltello. Diceva che ci avrebbe uccise tutte».

Che donna era Atika? «Timida e dolce. Era in Italia dal 2002. Prima stava a Crevalcore poi, dal 2016, è venuta a Ferrara. Lavorava come operaia in un vivaio fuori città. Era il mio angelo. Ma ora l’ho persa».