Bologna, 30 maggio 2022 - Trent’anni: è questa la condanna decisa dalla Corte d’Assise, dopo quasi 12 ore di camera di consiglio, per Alessandro Leon Asoli, 20 anni, accusato di avere avvelenato con un piatto di pennette al salmone il patrigno Loreno Grimandi, 56 anni, morto poco dopo l'ingestione della pasta 'condita' con nitrito di sodio, e la madre Monica Marchioni, che sopravvisse.
La pm Rossella Poggioli aveva chiesto l'ergastolo: riconosciute le attenuanti generiche.
La Corte ha inflitto tre anni di libertà vigilata al termine della pena e deciso un risarcimento di 500mila euro alla madre della vittima e 750mila euro di provvisionale per la madre dell'imputato.
Il giovane non era presente, ha partecipato solo a un'udienza all'inizio del dibattimento. C'era invece il padre, Davide Asoli, che crede fermamente nell'innocenza del figlio. Il genitore ha atteso il verdetto seduto di fianco al difensore, Fulvio Toschi, ma il giudice gli ha detto che quello non era il suo posto. La linea difensiva, portata avanti anche nelle repliche discusse in mattinata dall'avvocato Toschi è che Alessandro Leon non abbia commesso l'omicidio, ma che si sia trattato di un tentato suicidio della madre, fortemente depressa, che avrebbe anche ucciso il marito, con cui era in crisi.
La Procura ha invece contestato l'omicidio pluriaggravato al ragazzo: premeditazione, motivi abietti e uso di sostanze venefiche, comprate su internet.
Il movente, secondo l'accusa, sarebbe stato l'eredità. Le motivazioni saranno depositate entro novanta giorni.