Il rito sarà l’abbreviato, la discussione è fissata per il 15 gennaio, le parti civili saranno due, le sorelle di Nicola ’Niky’ Rinaldi. Si è aperta ieri l’udienza preliminare per l’imputato Luciano Listrani, classe 1961, davanti al gup Alberto Ziroldi che ha accolto la richiesta sul rito della difesa, avvocato Chiara Ciliberti, e la costituzione dei familiari della vittima con l’avvocato Roberto D’Errico. "Vogliamo venga fatta giustizia per un orrore senza senso", il commento che arriva dalla famiglia del 28enne ammazzato il pomeriggio del 28 agosto dell’anno scorso. "Una coltellata all’altezza della clavicola – scrive nella richiesta di rinvio a giudizio il pubblico ministero Marco Imperato firmata il 7 settembre – durante una discussione sulla porta dell’abitazione di Listrani, dove Rinaldi si era presentato in compagnia di un terzo soggetto, estraneo allo scontro". Poi l’arma del delitto, "un coltello a serramanico" che l’omicida "impugnava ancora prima di aprire volontariamente la porta a Rinaldi", utilizzata "contro di lui quando la discussione degenerava immediatamente in colluttazione aggressiva". Tutto questo commesso con l’aggravante della recidiva infraquinquiennale per via di vecchi trascorsi dell’imputato.
Secondo il racconto che aveva fornito Listrani nell’immediatezza dei fatti, alle 11.15 di quel mercoledì, si erano presentati nel suo appartamento di via Frati 13, al Pilastro, Nicola Rinaldi e un amico. "Rinaldi mi ha aggredito", aveva tentato di spiegare a pm e polizia l’arrestato che, quasi cadendo all’indietro, sarebbe riuscito ad estrarre il coltello a serramanico tenuto all’interno di un mobiletto per poi, una volta afferrato, colpire mortalmente il vicino di casa. Una descrizione, quella della legittima difesa, però ritenuta piuttosto implausibile dal gip Domenico Truppa che convalidò l’arreto, nonostante Rinaldi tenesse ‘agganciato’ sul retro dei pantaloni un coltello, arma mai stata utilizzata.
Tutti e due quella mattina erano furiosi ma, secondo il giudice per le indagini preliminari, non vi era proporzione tra l’azione e la reazione del cinquantottenne. Diverso invece il racconto fornito dal testimone chiave, l’amico di Rinaldi. Nicola era molto arrabbiato e nell’appartamento al civico 13 aveva suonato una prima volta alle 7. Cercava il cognato di Rinaldi, un giovane tunisino dal quale – secondo le ricostruzioni – avanzava 2.500 euro. Dopo essere stato allontanato dal padrone di casa, Rinaldi però era ritornato alle 11,15 e questa volta con l’amico: "Quando siamo arrivati davanti alla porta – aveva raccontato quest’ultimo –, io ero davanti e ho suonato tenendo Nicola dietro di me per precauzione". Una volta spalancato l’ingresso, Listrani si era presentato già con il coltello in mano prima della tragedia.
Nicola Bianchi