di Paolo Rosato
"Pronto? Un tavolo per quattro per domenica? No, purtroppo, siamo pieni". La viviamo in diretta, la rivincita del weekend, il lato chiaro della Forza dei ristoratori che vince sul lato oscuro della serrata serale. Se a cena non si può più andare per ‘colpa’ del Dpcm (sempre che nei prossimi giorni non si arrivi anche al vero lockdown), allora sabato e domenica a pranzo bisognerà prenotare. Una ottima intenzione, questa, che pare che i bolognesi abbiano applicato in tanti per oggi e domani a mezzogiorno. Sono diversi infatti i ristoranti, dentro e fuori le mura, che registrano se non il tutto esaurito un buon afflusso per pranzo, oltre le attese. In alcune situazioni ci si reinventa, come nel caso del Mulino Bruciato. "Sabato e domenica siamo pieni, e abbiamo dovuto dire no a tanti – spiega il titolare Luciano Andalò –. Poi per contenere le spese abbiamo dovuto giocoforza concentrare tutto nel fine settimana. La gente ha voglia di uscire e i posti sono pochi, non arriviamo a 70 coperti. Per la prossima settimana però siamo ancora pressoché vuoti, la sensazione è che le persone vogliano vedere se ci saranno novità dal Governo. Speriamo che i veri aiuti arrivino presto".
Al Caminetto d’oro invece, in via de’ Falegnami, si è fatta una scelta inedita: aperti a pranzo dopo 20 anni. "A questo punto riponiamo fiducia nella possibilità di avere persone nel weekend, altrimenti saremmo costretti a stare a casa, l’ultima settimana è stata disastrosa", spiega il titolare Paolo Carati. "Qualche prenotazione l’abbiamo già per domenica, non siamo ancora pieni, vediamo all’ultimo momento. E comunque questa possibilità rimane come ultimo baluardo della società, della convivialità, dello stare insieme. Si può uscire a pranzo in assoluta sicurezza". Pieno "nella media" anche un altro locale storico di Bologna, la trattoria ’da Vito’ di via Musolesi. "Io ho già fatto quattro piani industriali, pensi lei – spiega il titolare Paolo Pagani –. Ogni volta mi tocca cambiarlo. Sì, nel weekend siamo abbastanza pieni e ho dovuto pure spezzettare una tavolata da venti in tavolini da quattro. Noi ok, possiamo resistere, ma gli altri? La gente non ha paura, viene a mangiare, ma se continuiamo con queste restrizioni saremo in pochissimi tra i ristoratori a sopravvivere. I ristori? Noi abbiamo bisogno di lavorare".
Le associazioni di categoria salutano con soddisfazione il trend del weekend. "I ristoratori hanno saputo reinventarsi, affrontando con coraggio e determinazione questa chiusura che ha creato un disagio fortissimo. Hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo – sottolinea il direttore Ascom, Giancarlo Tonelli –, anche modificando in alcuni casi l’orario della cucina, ampliandola. La clientela poi ha risposto con grande attenzione e con grande affetto, a riprova che quel rapporto creato negli anni tra clienti e ristoratori è un legame importante, di fiducia ma anche in questo momento di solidarietà. Anche pub e bistrot si sono dovuti rimodulare, con un’offerta diverse e anche per famiglie". Per Tonelli resta il grande nodo del Dpcm. "Va cambiato". Anche Confesercenti è contenta per i numeri del weekend. "Ci risultano tante prenotazioni, anche in provincia – sottolinea il direttore Loreno Rossi –. Sono buoni segnali, in mezzo a tante notizie poco positive. Una piccola luce, noi stiamo operando perché si possa superare presto questa crisi, e che i ristori possano arrivare il prima possibile a compensazione dei danni che stanno avendo le attività di ristorazione". Anche gli artigiani sono in prima linea. "Davvero un buon segno quello delle attività aperte nel weekend – spiega Claudio Pazzaglia, direttore di Cna –. Dimostra che gli imprenditori e gli chef cercano di adeguare alle opportunità e alle possibilità che ci sono la voglia di rimanere aperti. Credo sia un buon segnale anche dai consumatori, anche loro bistrattati, che così possono concretamente dare una mano nelle difficoltà".