Bologna, 27 ottobre 2020 - Nel primo giorno in cui bar e ristoranti hanno abbassato le saracinesche alle 18, c’è chi ha deciso di disubbidire e tenere aperto. Per protesta. Il Bistrot Bonaccorsi di via Saragozza (video), inaugurato il primo agosto, il cui proprietario, Giorgio Perna, non ci sta con le misure del governo. "Il maggior incasso – spiega il titolare originario di Napoli – lo facciamo dalle 18: se ci costringono a tenere chiuso un mese, falliremo". Nel locale, oltre a lui, lavorano la moglie di origini marsigliesi e quattro dei loro otto figli ("un cuoco, un pizzaiolo e due in amministrazione") ai quali si aggiungono 12 dipendenti.
"Siamo qui dalle 5.30 alle 2, per essere aperti dalle 7 alle 24; con colazioni e pranzi non campiamo. Ci siamo indebitati, i clienti ci apprezzano per la cucina. Questo Decreto ci vuole rovinare". Così alle 18, mentre gli altri ristoratori tornavano mestamente a casa, il Bistrot continuava a lavorare. Nonostante l’arrivo di Polizia locale e Finanza. "Ci sanzioneranno, – continua Perna – ma è sempre meglio una multa che la chiusura. Se saranno di più? Le pagheremo. Stiamo ancora aspettando la cassa integrazione di maggio, giugno e luglio". Poi ai colleghi: "Spero che la nostra iniziativa non sia isolata, tutti restino aperti. Diamo un segnale allo Stato il quale mi deve spiegare perché a pranzo, con 25-30 persone, non c’è rischio contagio, mentre alla sera sì". Il pericolo assembramenti è stato denunciato in serata da alcuni lettori: "Sono passato da lì, – dice uno di questi – un tizio senza protezioni ha ironizzato sul fatto che c’è il Coronavirus e moriremo tutti ...". I vigili alle 18 sono in via Saragozza: "Dovete chiudere". La risposta è affidata a un cartello: "Il Bistrot non ci sta, restiamo aperti". La battaglia è appena all’inizio.