Bologna, 5 ottobre 2024 – C’è quello giallo, abituato agli inconfondibili sali e scendi di Lisbona. Ma anche quello verde, che spicca per le strade di Granada all’ombra della meravigliosa Alhambra, o quello rosso che, in giro per Newcastle, ricorda quasi una cabina telefonica in puro stile british. Magari sotto le Torri sarà rossoblù, oppure sfumato con i colori dei tetti in cotto, ma anche Bologna presto avrà il suo tram.
E rifletterà “l’identità unica” della città, anche se, dopo mesi di rendering e immagini stereotipate, manca ancora una foto ufficiale. A fornire i mezzi per le nuove linee saranno gli spagnoli di CAF (acronimo di Construcciones y Auxiliar de Ferrocarriles): il Comune l’ha annunciato ieri, pubblicando l’esito della gara per la fornitura di 60 veicoli. L’azienda, come annunciato lo scorso giugno, è l’unica ad aver preso parte al percorso.
L’iter si è svolto con procedura aperta attraverso il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, basato cioè sul miglior rapporto qualità-prezzo: a vincere è stata l’azienda spagnola, che vanta quasi duemila mezzi sparsi tra 50 città diverse, con un punteggio complessivo pari a 86 punti su 100 e un ribasso offerto pari al 3,30% sull’importo globale. Nasce così un accordo che durerà sei anni, per un valore complessivo di 237,88 milioni di euro. E saranno stipulati specifici contratti applicativi per dare progressiva attuazione alla fornitura dei veicoli: il primo, già finanziato, riguarda 33 tram.
La fornitura comprende i materiali di ricambio richiesti dal capitolato speciale di gara e altri materiali indispensabili per garantire l’efficienza dei tram, oltre a un servizio di manutenzione full-service di quattro anni per l’intera flotta, nel deposito di Borgo Panigale.
I tram apparterranno alla piattaforma ‘Urbos’ ideata da CAF e saranno bidirezionali, cioè con cabine di guida alle due estremità del veicolo. Le dimensioni saranno 35 metri di lunghezza e 2,4 di larghezza. Gli Urbos potranno ospitare fino a 225 passeggeri, che avranno a disposizione 68 posti seduti, oltre a due postazioni per persone con disabilità. Saranno dotati di batterie per l’accumulo di energia a bordo, in modo da potere circolare anche nei tratti privi di linea aerea di alimentazione – leggasi in centro – e assicureranno “condizioni di alta accessibilità ed elevato comfort di viaggio”. E ancora: Wi-Fi, monitor e schermi a led per le info di viaggio.
Focus anche sulla mitigazione del rumore, con un’attenzione particolare nel ridurre il carico assiale trasmesso a terra dalle ruote, facilitando l’inserimento e il transito dei veicoli nei tratti con curve a raggio più ridotto e, soprattutto, riducendo l’impatto acustico e il rischio di stridio. I tram avranno quattro carrelli, due dei quali – alle estremità – saranno ‘pivotanti’, cioè in grado di ruotare rispetto al resto del veicolo. Infine spazio alla sicurezza, con un sistema di frenatura elettrodinamica per le emergenze, apparati anticollisione e videosorveglianza. Insomma, che siano gialli, bianchi o blu, i bolognesi possono finalmente mettere gli occhi sui mezzi che ridefiniranno il trasporto pubblico in città.
Il progetto, però, continua a essere fortemente discusso e dibattuto, a partire dalle opposizioni a Palazzo d’Accursio. È da Fratelli d’Italia che arriva l’ultima stoccata, dopo l’annuncia della vittoria a favore di CAF: “L’esito della gara per la fornitura dei mezzi non è che l’ennesimo atto di un progetto che abbiamo da sempre definito inutile e dannoso per la città, portato avanti da un sindaco sempre più scollegato dai reali problemi di Bologna”, sferzano i consiglieri comunali Francesco Sassone e Manuela Zuntini.
I timori dei meloniani vanno soprattutto alle scene vissute con il Marconi Express: “Non è passato inosservato come il Comune abbia definito questi mezzi come tecnologicamente avanzati e dotati di comfort: ciò ricorda molto i toni trionfalistici con cui venivano descritte le navette del People Mover che, dati alla mano, spesso e volentieri sono fermi ai box per interventi di manutenzione”. “Ricordiamo infine che c’è un tema di accessibilità dei mezzi – concludono Sassone e Zuntini –, in particolare per persone con disabilità motorie, sui cui la Consulta dell’handicap ha espresso mesi fa le proprie perplessità. Ci risulta che sia rimasta inascoltata ancora una volta...”.