La riforma dei Pronto soccorso, quindi la creazione di quelli che vengono definiti Cau (Centri assistenza e urgenza), si può fare ma non secondo il piano pensato dalla Regione: è bene partire prima con la creazione di strutture create all’interno o nelle immediate vicinanze dei grandi ospedali, come Maggiore e Sant’Orsola, lasciando perdere, al momento, la collocazione dei Cau all’interno delle Case della Salute. E’ la proposta, che vuole essere anche un appello all’assessore regionale alla Salute, Raffaele Donini, da parte di Valentina Castaldini (foto), capogruppo in Regione di Forza Italia che, della salute dei cittadini ha fatto un suo cavallo di battaglia.
"Bisogna partire dai grandi ospedali bolognesi, dove si concentra una buona parte degli accessi al pronto soccorso (quasi 400.000 lo scorso anno, di cui 135.322 al Sant’Orsola, 104.115 al Maggiore e 30.846 al Rizzoli) – sottolinea Castaldini –. I Cau andrebbero quindi collocati all’interno o nei pressi dei grandi ospedali, con un modello che potrebbe essere esportato anche nel resto della regione. Questo aiuterebbe gestire sia la sopravvalutazione che la sottovalutazione del caso, al posto del triage telefonico". Il punto di partenza, per Castaldini, è che "chi accede ai pronto soccorso non può essere mandato via, ma deve essere comunque preso in carico. Quindi il Cau non può essere una struttura lontana e separata e anche il trasporto dalla casa della salute al pronto soccorso rischia di accadere in modo molto consistente con la riforma così come è pensata oggi. Perché in caso di dubbio l’operatore che risponde al telefono non metterà in condizioni di rischio il paziente e lo invierà in ospedale".
m.ras.