Bologna, 21 ottobre 2023 – Centotre persone. Quarantuno bambini. Due donne incinte. Approdati ieri mattina in via Carracci 63, per dividersi gli appartamenti di tre palazzine dell’Acer, vuote da alcuni anni. Alle spalle c’è via Fioravanti. C’è l’ex Telecom che oggi ospita uno studentato. Ma che dieci anni fa era diventata la casa abusiva di trecento persone, sotto l’egida di Social Log.
Oggi il collettivo si chiama Plat. Cambia il nome, non chi c’è dietro. Gli occupanti sono arrivati intorno alle 11 e hanno invaso le tre palazzine, con 24 appartamenti, di circa 100 metri ciascuno, già occupate nel 2014 dagli anarchici (e sgomberate). "Le famiglie inizieranno a entrare da subito", spiega Luca Simoni, storico volto del collettivo, che ha in piedi attualmente un’altra occupazione abitativa, in un immobile dell’Ausl in via di Corticella. Questo, mentre gli universitari del Cua, ulteriore propagine della famiglia Crash, la scorsa settimana sono entrati all’ex istituto Zoni di viale Filopanti per allestire il loro studentato autogestito. Il vento antagonista soffia forte in questo autunno caldo bolognese, spinto dalla realtà dell’emergenza abitativa.
Nei palazzi di via Carracci, come spiegano gli attivisti di Plat, troveranno spazio quelle famiglie "che si trovano in una ‘fascia grigia’ delle graduatorie per le case popolari: hanno punteggi alti, ma dato che almeno un componente del nucleo lavora, hanno un reddito troppo alto per ottenere una casa".
Così, la risposta che offrono i collettivi è l’occupazione: "Vogliamo iniziare un progetto di autorecupero dal basso – spiega Simoni –, proporre alla Regione un accordo, sul modello di quello che già accade nel Lazio e in Toscana, dove le pratiche di autorecupero sono già riconosciute. In questo momento di crisi abitativa, con gli sfratti cresciuti del 200% rispetto al 2022, vedere un immobile pubblico vuoto o in vendita è una vergogna". Simbolicamente, gli occupanti ieri hanno indossato caschetti gialli da cantiere e pettorine catarifrangenti, a significare l’inizio dei lavori.
Questo, mentre già ieri pomeriggio il presidente dell’Acer, Marco Bertuzzi, è andato alla Digos per sporgere denuncia. La vulgata antagonista, per il presidente dell’azienda casa, è ben diversa dalla realtà dei fatti. Perché in via Carracci non c’è uno stabile in abbandono o in vendita, ma un immobile con un progetto abitativo in essere: "A luglio – spiega Bertuzzi – era stato candidato per un bando del Miur per realizzare studentati pubblici".
Un modo per ottenere le risorse necessarie a riqualificare un immobile tanto grande e allo stesso tempo rispondere all’esigenze di alloggi a prezzo calmierato per gli studenti. "Non si capisce – dice ancora Bertuzzi – perché si sia occupato uno stabile per cui si stava cercando di reperire risorse per fare qualcosa di utile. Questa strada è stata intrapresa proprio perché per noi l’alienazione è l’extrema ratio".
Anche la voce delle opposizioni si è levata contro l’invasione: "Le richieste degli occupanti sono deliranti – sono le parole di Francesco Sassone di Fratelli d’Italia –, perché è delirante il principio per cui si pretenda di legittimare un’occupazione, a discapito di chi, onestamente, attende da anni una casa. Oltretutto, quello che preme capire e su cui chiediamo di fare chiarezza è se ci sia una talpa, nel Comune, all’Asp o all’Acer che puntualmente comunichi ai collettivi gli immobili da occupare". Forte la reazione anche della Lega, con Giulio Venturi e Matteo Di Benedetto che chiedono lo sgombero immediato e che il Comune smetta di concedere spazi ai collettivi protagonisti di occupazioni o reati di piazza.