di Francesco Zuppiroli
Che magnifica follia. "Campioni d’Europa. Siamo Campioni d’Europa!". Prima la mazzata. Subito, fulminea: una doccia gelata. Il gol di Shaw che al secondo minuto del primo tempo infilza un’Italia distratta. La delusione, subito mani giunte per i mille che assistevano alla partita in Piazza Maggiore. Poi, il possesso palla, schiacciante, e il secondo tempo della riscossa. Il rocambolesco gol di Bonucci e il Crescentone che trema per le urla di gioia dei tifosi bolognesi. Infine, l’epilogo. Il più bello, nella sua sofferenza, il coronamento migliore. Ai rigori. Prima il match point fallito da Jorginho. E a chiudere, porta e disputa, le manone di Donnarumma a negare il tiro di Saka. Ma ad aprire il cuore di una piazza intera, delle piazze, delle strade, di tutte le persone riunite a Bologna per festeggiare la storia nel suo compiersi. Immagini, immagini di una notte davvero magica in cui a risuonare alla fine è stato solo il ruggito di - macché tre - dieci, cento, mille leoni presenti ad assistere al capolavoro Azzurro dell’Italia di Roberto Mancini all’ombra di San Petronio in Piazza Maggiore, dinanzi al maxischermo e all’interno del perimetro allestito per la visione della finale di Euro2020.
Da Wembley al centro di Bologna, ma non solo. Alla parata di Donnarumma non è stato solo il Crescentone a tremare di gioia, ma tutte le piazze, gli spazi, i parchi e le case in cui ieri sera dalle 21 i bolognesi hanno assistito alla sfida decisiva fra i padroni di casa dell’Inghilterra e l’Italia. "Sarà una festa a prescindere dal risultato. È il primo grande evento che torniamo a vivere tutti assieme dall’inizio della pandemia ed è bellissimo", diceva Claudia D’Alessandro un minuto prima di varcare i varchi sorvegliati di Piazza Maggiore per assistere alla gara. "L’importante è festeggiare, ma farlo responsabilmente, per non far sì che una festa possa essere un rischio per tutti", il pensiero di Antonio Coppola. Una sfida che come ogni finale che si rispetti è stata una dolce, dolcissima sofferenza, coronata da capitan Chiellini con la Coppa alzata nella casa del calcio inglese. A casa ‘loro’. La Coppa allora non torna a casa, torna a Roma e anche a Bologna. Per una volta, Dio non ha salvato la Regina. E allora la notte può diventare davvero magica. Bastano dieci minuti per vedere il centro storico riempirsi e colorarsi di verde, bianco e rosso. Bandiere che garriscono al vento, i cori, le urla di gioia. Persino gli abbracci, questa cosa sconosciuta. L’ordinanza comunale certo impedisce l’accesso di mezzi di trasporto pubblico e privato nella zona T, ma le persone brulicano in massa fra via Rizzoli, Indipendenza e Ugo Bassi. Confluiscono qui una volta che si spalancano le porte custodite di Piazza Maggiore e si affolla in meno di un amen anche la Piazza del Nettuno, dove la fontana è stata transennata per evitare danni. Ma l’attenzione delle migliaia e migliaia di persone che accorrono e aumentano di minuto in minuto è solo per il cielo. Lì dove ieri sera sembrava si potesse arrivare a toccarlo con un dito, anche solo abbracciandosi e cantando tutti assieme "Fratelli d’Italia! L’Italia s’è desta!". S’è desta davvero questa volta, dopo sedici mesi in ginocchio. L’Italia ha rialzato la testa nel modo più emblematico, non quello che cambierà davvero l’andamento della pandemia ancora in corso, ma certamente quello che più efficacemente fa pensare al post-Covid, a quella normalità che per una notte magica gli italiani si sono ripresi.