REDAZIONE BOLOGNA

"Non è femminicidio". Udi esclusa

La Corte d'assise ha respinto la richiesta di parte civile dell'associazione Udi nel processo per il duplice omicidio di Isabella Linsalata e Giulia Tateo, escludendo il contesto di violenza di genere. Accolta la costituzione dell'Ausl per peculato e la lista testi presentata.

Gli omicidi di Isabella Linsalata e Giulia Tateo non rientra "in un contesto discriminatorio e di violenza di genere". Tradotto: non sono femminicidi.

Con questa motivazione, oltre che per la formulazione tardiva nella richiesta secondo le nuove norme della riforma Cartabia, la Corte d’assise presieduta dal giudice Pier Luigi di Bari ha respinto la richiesta di costituirsi parte civile dell’associazione Udi – Unione donne in Italia, rappresentata dall’avvocato Rossella Mariuz, al processo per il duplice omicidio della moglie e della suocera a carico del medico Giampaolo Amato. L’associazione infatti aveva chiesto di essere ammessa in quanto nel proprio statuto compare la salvaguardia dei diritti umani e dell’incolumità delle donne, ma appunto il riferimento è a un contesto di violenza di genere, che qui la Corte esclude.

Accolta invece la richiesta dell’Ausl costituitasi per il reato di peculato, pur tardiva per un difetto di comunicazione in fase di udienza preliminare. Accolta pure la (breve) lista testi presentata: si tratta per lo più di dipendenti dell’Azienda che potranno riferire sulle modalità di detenzione ei farmaci che per l’accusa sono stati usati per uccidere le due donne negli ospedali in cui lavorava il medico, e le possibilità di accesso agli stessi che questi aveva.