FRANCESCO ZUPPIROLI
Cronaca

No vax, quanto costano a Bologna. Gibertoni: "In area critica 40mila euro al giorno"

La dg del Sant’Orsola e lo stress della pandemia, anche dal punto di vista finanziario, per il Policlinico. "Rispetto ad altri malati un paziente Covid grava tre volte di più sulle casse"

Reparto Covid al Sant'Orsola (Foto Schicchi)

Reparto Covid al Sant'Orsola (Foto Schicchi)

Bologna, 4 dicembre 2021 - Un impatto devastante. Non solo quello delle immagini che abbiamo riportato nella nostra videoinchiesta all’interno delle terapie intensive e dei reparti Covid del padiglione 25 del Policlinico Sant’Orsola. Ma un impatto devastante anche in termini economici, con quattro ondate in archivio o quasi, che gravano pesantemente sui bilanci degli ospedali, a seguito della gestione dei casi Covid. Già, perché "trattare un paziente positivo non ha lo stesso peso di qualsiasi altro paziente. Anzi", come spiega la direttrice generale del Policlinico Sant’Orsola Chiara Gibertoni. Perché s’è vero che anche solo una vita umana non ha prezzo, l’emergenza non guarda in faccia all’ideale e presenta il conto, in tutti i sensi.

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Direttrice, quali caratteristiche dei ricoveri comportano un aumento dei costi per la gestione dei pazienti Covid? "Anzitutto l’assistenza. Il paziente che viene ricoverato per Covid necessita di un trattamento potenziato rispetto a chi per esempio presenta una polmonite che non dipende da questo virus. C’è poi un elevato rischio di contaminazione del personale, con i costi relativi ai dispositivi di protezione e i meccanismi di prevenzione che aumentano. Senza contare che chi sta sui pazienti Covid, sta solo sui pazienti Covid".

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Per dare una dimensione concreta, quanto costa al giorno un paziente Covid? "Se prendiamo ad esempio una giornata di ricovero standard in area critica, al giorno un paziente costa al Policlinico 1350 euro. Lo stesso posto in terapia intensiva, se occupato da un paziente Covid, ha un costo di 4mila euro al giorno".

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Un valore triplicato. Quindi, considerando che nella vostra area critica al momento si trovano 14 pazienti, di cui 10 non vaccinati... "L’impatto complessivo è di circa 56mila euro al giorno, 40mila per i soli non vaccinati. C’è poi da considerare una componente temporale".

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Cioè? "Il decorso dei pazienti Covid è più lungo rispetto ad esempio a chi entra in terapia intensiva post operazione chirurgica ordinaria. Ciò significa che questi costi sono spalmati su un numero maggiore di giorni".

E per quanto riguarda invece i ricoveri ordinari? "Sulla degenza ordinaria in media un posto letto costa al giorno 300 euro. Per un paziente Covid siamo invece sugli 800 euro, anche in questo caso però da rapportare a un periodo di degenza superiore".

Insomma, non solo sacrifici in termini di energie, di spazi, ma anche di denaro. "Sì. Va però specificato che noi assistiamo i pazienti indipendentemente dalla loro scelta di essere vaccinati o meno e tutti con la medesima professionalità. Però non si può nascondere che essendo corposo il numero di non vaccinati nei reparti e con quadri più seri degli altri, il costo che deriva dalla loro scelta è salato. E alla lunga può gravare sulle tasche di tutti noi, sulle tasche dei contribuenti, senza fare distinzioni fra vaccinati e non".

Quanto è importante allora riuscire a intercettare e convincere a vaccinarsi gli indecisi? "Fondamentale. Ondata dopo ondata, il sistema sanitario alla fine è sotto stress anche finanziario da quasi 24 mesi. Se i ricoveri continueranno ad aumentare, l’assorbimento di risorse tornerà ad impennarsi e il denaro non è infinito".

Per alleggerire la pressione, la terza dose è uno strumento importante? "Esatto. È cruciale che chi ha già la possibilità di effettuare la terza dose lo faccia, perché abbiamo visto come il resto dei ricoveri sia ora composto dai vaccinati ’della prima ora’. Se vogliamo contenere l’urto di questa risalita dei casi e di possibili nuove ondate, dobbiamo continuare a vaccinarci".

Nel frattempo qual è il programma per far fronte a un possibile aumento del fabbisogno di posti letto? "I nostri numeri ci consentiranno di arrivare alla prossima settimana con questo assetto. Dopodiché faremo le dovute valutazioni su quali altri reparti di medicina convertire ad uso Covid. La prospettiva e l’idea di un ospedale ad hoc resta in nuce, ma spero che per il 2022 possa davvero trovare un’applicazione reale".