Domattina alle 11, l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti ospita l’evento ’Nino Migliori. La sperimentazione come linguaggio del possibile’. L’incontro, che vedrà la presenza del fotografo e gli interventi di Walter Guadagnini e Ascanio Kurkumelis, propone una panoramica approfondita sulla sua produzione, dalla fine degli anni Quaranta ad oggi, e sul significato che ha avuto, e ha, la sperimentazione nel suo linguaggio fotografico. Un’occasione per sottolineare anche l’importanza dell’attività della Fondazione Nino Migliori, nella valorizzazione e diffusione della sua ricerca, in Italia e nel mondo. Il suo percorso fotografico infatti, dal 1948 svolge uno dei percorsi più diramati e interessanti della cultura d’immagine europea. Gli inizi appaiono divisi tra fotografia neorealista con una particolare idea di racconto in sequenza, e una sperimentazione sui materiali. Da una parte, quindi, in pochissimi anni, nasce un corpus segnato dalla cifra stilistica dominante dell’epoca, il cosiddetto neorealismo. Sull’altro versante, Migliori produce fotografie off-camera, opere che non hanno confronti nel panorama della fotografia mondiale, sono comprensibili solo se lette all’interno del versante più avanzato dell’informale europeo con esiti spesso in anticipo sui più conosciuti episodi pittorici. La ricerca continuerà nel corso degli anni coinvolgendo altri materiali e tecniche: polaroid, bleaching. Dalla fine degli anni Sessanta il suo lavoro assume valenze concettuali ed è questa la direzione che tende a prevalere. Anche oggi la sua voglia sperimentare lo spinge ad andare sempre avanti.
CronacaNino Migliori, la sperimentazione è la cifra della sua arte