
Bologna, 5 aprile 2025 – Un neonato che piange con insistenza, un genitore esasperato che lo scuote violentemente per calmarlo: i danni neurologici provocati da questo scuotimento possono essere gravissimi, fino a provocarne la morte.

Si chiama ’Shaken Baby Syndrome’ (sindrome del bambino scosso) ed è considerata un pratica estremamente pericolosa, purtroppo ancora molto diffusa. Per questo la Simeop, la Società italiana medicina di emergenza e urgenza pediatrica, ha voluto dedicare due giornate, domenica e lunedì, alla prevenzione di questa pericolosa pratica.
“In questi anni abbiamo gestito diversi casi di Shaken Baby – afferma il professor Marcello Lanari, direttore Clinica pediatrica del Sant’Orsola – ed è solo la punta dell’iceberg perché ci arriva il bambino con il danno neurologico ed è difficile a volte risalire al fatto che è stato scosso forte, molti tendono a non dirlo. Il messaggio che però vogliamo inviare è che questa è una forma di violenza, ma inconsapevole da parte del genitore che non percepisce l’entità del danno che può arrecare”.
Il pianto è un linguaggio, spiega il professore, “è il modo con cui neonati e lattanti comunicano di avere bisogno di qualcosa. A volte è perché ha fame, sete, dolori addominali, stanchezza, talvolta solo per attirare l’attenzione. Tutto questo può esasperare il genitore, soprattutto se c’è stata una gravidanza faticosa, se è solo. Perché questo è un altro problema – prosegue –. Un tempo le famiglie erano più numerose, c’era la madre, la sorella più grande, magari la nonna alle quali affidare per un po’ il bambino. Adesso molte donne sono sole, magari con la depressione post parto e un pianto continuo può portare all’esasperazione e a pratiche pericolose”.
Perché scuotere un neonato può essere letale? “Il capo del bimbo piccolo è più grande e pesante rispetto al suo corpo e i muscoli sono ancora inadeguati per il peso della testa – spiega Lanari –. Quindi se preso per il torace e scosso con la forza di un adulto si possono creare danni irreparabili: morire, avere paralisi cerebrali o gravi problemi all’udito e alla vista”.
Il professor Lanari fornisce alcuni preziosi consigli da adottare in queste situazioni di pianto continuo: “Se si può delegare la cura del bambino anche solo per mezz’ora, farlo e prendersi una pausa. Si può tentare di consolarlo avvolgendolo in qualcosa che lo contenga come nel ventre materno, un lenzuolo, una copertina oppure massaggiare l’addome con le mani calde e unte e ancora provare a dare un biberon con un po’ di acqua, per vedere se ha sete. Quindi cercare di interpretare il bisogno. E chiedere consiglio anche al pediatra. Ma mai, mai scuoterlo”.