Ndoye, sotto il Vesuvio per il bis. Il gol Champions resta nella storia

Dopo un ottimo Europeo, Dan torna sul campo che l’ha consacrato. Ma sotto la porta occorre più cinismo

Ndoye, sotto il Vesuvio per il bis. Il gol Champions resta nella storia

Dan Ndoye ha segnato la rete che ha dato la certezza matematica della Champions

Provaci ancora Dan. Nello stesso stadio, 106 giorni dopo quella storica impresa, ma soprattutto a sette giorni da una partita, quella con l’Udinese, in cui la porta avversaria a Ndoye dev’essere sembrata piccola e imperforabile come la cruna di un ago. Succede se non hai nel dna l’istinto del bomber.

Eppure lo scorso 11 maggio, al Maradona, dopo 9 minuti per Ndoye e per tutto il Bologna fu festa grande: palla al bacio servitagli da Odgaard, stacco di testa frutto di atletismo e tempismo e palla in fondo alla rete. Fu il primo dei due gol (il secondo lo realizzò tre minuti dopo Posch) con cui il Bologna di Motta mise praticamente in cassaforte la qualificazione alla Champions.

E infatti nella notte, dopo il rientro della squadra da Napoli, Casteldebole fu invasa da una marea di tifosi festanti, che accolsero e celebrarono gli eroi del Maradona come i protagonisti di una favola divenuta realtà. Dopo quella notte lo spartito di Ndoye ha conosciuto quasi solo note liete: la festa Champions rossoblù in piazza Maggiore, un Europeo da protagonista (con gol) con la maglia della Svizzera, la ribalta mediatica a Euro 2024 dopo i sondaggi di Inter e Manchester United e infine la ripartenza in rossoblù.

L’unica macchia è il Bologna-Udinese di una settimana fa, specie quando nel primo tempo Orsolini con un tacco volante degno di Maradona lo ha smarcato davanti alla porta e Ndoye, dopo aver aperto il gas dello scooter con cui lascia sistematicamente sul posto gli avversari si è fatto quaranta metri col pallone al piede ma poi, davanti all’uscita disperata di Okoye, è riuscito nell’impresa al contrario di non centrare la porta.

Nulla di nuovo sotto il sole: anche un anno fa, nella pur prolifica stagione di Motta, l’ex Basilea ha brillato per timidezza (eufemismo) in zona gol. Certo non si può dire che non sappia segnare reti pesanti: a dicembre ha realizzato, ai supplementari, il gol della staffa che al Meazza ha eliminato l’Inter dalla Coppa Italia e a maggio ha messo il timbro sul 2-0 che ha portato i rossoblù a un passo dall’aritmetica certezza della Champions. Un gol in campionato e uno in Coppa Italia. Non a caso diceva nel post Udinese Italiano: "A Dan ho parlato e gli ho detto che, con tutto il lavoro che fa e con tutta la qualità che mette nelle giocate, non può in un campionato segnare un solo gol". L’importante è non farne un cruccio, dimenticando quanto di buono il soldato Dan porta alla causa: accelerazioni micidiali, duelli vinti, recuperi difensivi. Quanto basta, al netto della concorrenza di Odgaard (l’unico che a Napoli può soffiargli una maglia), per riguadagnarsi un posto tra i titolari. Anche perché c’è di nuovo Napoli e un conto da saldare con la porta.

Massimo Vitali