"Sapevo che mio padre e Natalia Chinni erano cugini, ma non andavano molto d’accordo. Io con lei avevo normali rapporti di vicinato, ci vedevamo nel weekend quando io andavo nella casa di Santa Maria Villiana. Con me è sempre stata gentile, quando ci incontravamo mi chiedeva come andavano le cose dopo la nascita di mia figlia". Queste le prima parole di Valentina Ferrari, figlia adottiva di Fabio Enrico Ferrari e Loredana Bicocchi, che ieri mattina è stata sentita di fronte ai giudici della Corte d’Assise, su richiesta della Procura, insieme ad altri testimoni tra cui proprietari di bar della zona, una professoressa collega della vittima, il cognato della Chinni e un amico della donna che l’aveva aiutata nei lavori di ristrutturazione della casa in montagna.
Chiamata a testimoniare anche la moglie di Ferrari, Loredana Bicocchi, che si è però astenuta dal rendere testimonianza. In aula era presente anche l’imputato, seduto accanto ai suoi avvocati, Angelita Tocci e Franco Oliva. Fabio Enrico Ferrari, 72 anni e grande appassionato di caccia, deve rispondere di aver ucciso a colpi di fucile la cugina Natalia Chinni, 72 anni anche lei, il 29 ottobre 2021 a Gaggio Montano. L’uomo è agli arresti domiciliari dal dicembre di due anni fa. Per l’accusa, furono le continue liti dovute ai cinghiali ’invitati’ a scorrazzare in giardino uno dei motivi del deterioramento dei rapporti tra i due cugini e soprattutto della lite culminata nell’omicidio. Valentina Ferrari si è seduta per più di un’ora al banco dei testimoni, rispondendo alle domande del pm Antonello Gustapane e del presidente della Corte, Pier Luigi Di Bari. La donna, in particolare, ha dovuto rispondere della doppia donazione ricevuta dal padre in due tranche: la prima di 20mila euro risalente ad agosto 2021 e la seconda di 80mila ricevuta pochi mesi dopo l’omicidio della Chinni. "Mi ricordo – dice la figlia dell’imputato – della donazione fatta tramite bonifico, ma non mi ricordo se li ho usati per estinguere o meno il mutuo".
La donna è stata poi sentita relativamente al giorno dell’omicidio. Dalle intercettazioni è emersa una conversazione tra la Ferrari e la madre risalente alla sera del delitto dove la prima avrebbe detto alla Bicocchi ‘secondo me pensano che sia stato il papà’. "Forse l’ho detto – dice la teste – dopo la convocazione dai carabinieri. Durante l’interrogatorio insistevano su mio padre, per questo probabilmente uscendo ho detto questa frase parlando con mia madre".
Chiara Caravelli