Bologna, 5 novembre 2021 - Bossoli, cartucce, il fodero di un fucile, una trappola per animali e altro materiale ritenuto dagli inquirenti "molto interessante". Con un giallo che nelle prossime ore potrebbe arrivare all’accelerata decisiva. Quello sulla morte di Natalia Chinni, 72 anni ex insegnante di inglese, uccisa venerdì davanti alla sua seconda abitazione di Santa Maria Villiana, a Gaggio.
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La probabile svolta dell’inchiesta è arrivata ieri quando i carabinieri del Nucleo Investigativo, i colleghi di Gaggio e la collaborazione dell’unità cinofila, si sono presentati in massa nel caseggiato dell’Appennino per una serie di perquisizioni. A partire dall’abitazione dell’unico indagato per omicidio aggravato dai futili motivi: il vicino di Natalia, suo cugino di primo grado, ex cacciatore. Ed è stato proprio lui ad accompagnare passo passo gli inquirenti tra le stanze della villetta e gli angoli della corte che la divide con quella della vittima. Con la quale, in passato, ci sono stati momenti molti tesi, vecchie ruggine finite in tribunale, per questioni di vicinato: dalla rete fognaria, ai confini, ad alcune proprietà. "Sono distrutto, – si è lasciato scappare ieri l’ex impiegato di banca davanti a qualche cronista – non ho commesso nessun delitto". Il blitz. Le auto dell’Arma si sono presentate a Santa Maria Villiana alle 8 del mattino. E insieme ai militari c’erano anche i cani a caccia di qualche elemento d’interesse investigativo. Materiale venuto alla luce proprio dall’abitazione del cugino di Natalia dove sono stati ritrovate diverse cartucce, alcune esplose e altre inesplose, il fodero di un fucile da caccia, una trappola per attività di bracconaggio animali e un’ottica per carabina (l’uomo da tempo non ha più la licenza per cacciare e nemmeno può detenere armi). I militari, poi, hanno perquisito una seconda proprietà dell’uomo, a due passi dal luogo del delitto, oltre ad altri suoi due appartamenti a Casalecchio e in serata a Rimini. Gli oggetti nelle prossime ore verranno esaminati e in particolare fatte comparazioni fra le cartucce dell’abitazione e quelle ritrovate martedì nel Reno, nei pressi di un ponte tra Silla e Marano. Secondo quanto trapelato in serata, dalle prime ipotesi sembrerebbe esistere una certa compatibilità. Morte violenta. ’Visitata’ anche la casa di Natalia Chinni, questa volta con l’aiuto dei consulenti della Procura i quali hanno effettuato una serie di valutazioni e misurazioni per chiarire meglio la dinamica dell’omicidio. La docente in pensione, sarebbe stata freddata da distanza ravvicinata con un colpo (probabilmente con un fucile da caccia) partito in maniera abbastanza frontale. Sette i fori sul corpo, due i pallini ritrovati ancora conficcati. Altrettanti invece hanno trapassato il basso ventre della donna, mentre dei restanti tre è rimasto solo il buco di entrata. I carabinieri, con il metal detector, hanno scandagliato le zone limitrofe del luogo dove è stata uccisa la donna alla ricerca delle munizioni che ancora non si trovano. Secondo l’autopsia – conclusa ieri – la morte sarebbe avventa per shock emorragico, con la 72enne lasciata agonizzante per diversi minuti. L’alibi e il ponte. L’indagato, che ieri sera è stato invitato in caserma per alcune notifiche di atti, era stato interrogato oltre tre nella notte tra venerdì e sabato dove aveva ricostruito nel dettaglio la giornata di venerdì, in gran parte trascorsa con la moglie. Ma per gli inquirenti ora nel racconto vi sarebbe una falla: una sosta nella tarda mattinata di venerdì lungo un ponte della Porrettana, con direzione Bologna, nei pressi del quale i sommozzatori dei vigili del fuoco martedì hanno rinvenuto alcune cartucce. Lì l’uomo, stando alle accuse, si sarebbe fermato per liberarsi di qualcosa. E qual qualcosa potrebbe essere la chiave che porta alla verità.