ANDREA ZANCHI
Cronaca

Il Natale di Luca Carboni: “San Luca, la nostra luce”

Il messaggio di auguri del cantautore ai lettori del Resto del Carlino si muove tra uno dei simboli di Bologna e la natura onirica del centro: “Sotto i portici un viaggio magico e il desiderio di cantarlo e dipingerlo”

Bologna, 24 dicembre 2024 – Se il Natale è anche una questione di simboli, allora nel mondo di Luca Carboni non possono che essercene due a dominare queste Feste: San Luca e la sua, la nostra, Bologna. Due stelle polari che hanno segnato tutta la sua carriera e che oggi, più che mai, rappresentano anche la sua rinascita, il suo ritorno alla musica, all’arte e alla cultura nel senso più ampio del termine dopo un periodo difficile e ormai lasciato alle spalle.

Gli auguri di Luca Carboni ai lettori de ’il Resto del Carlino’
Gli auguri di Luca Carboni ai lettori de ’il Resto del Carlino’

San Luca che, come ricorda Carboni “di notte, quando è illuminato, sembra una piccola abat-jour, una piccola luce, come quella che i bambini vogliono nella loro camera quando si addormentano, per paura del buio”. San Luca che è anche il brano inciso con Cesare Cremonini nel suo ultimo disco, Alaska Baby, che ha scalato le classifiche dei singoli più ascoltati in Italia e che soprattutto ha già conquistato un posto speciale nel cuore del pubblico e un posto d’eccezione nel mondo della canzone d’autore italiana.

Ed è proprio pensando a San Luca e a Bologna che Carboni ha voluto fare un augurio di Natale speciale ai lettori de il Resto del Carlino. Perché in un’epoca in cui le distanze fisiche e geografiche sono state quasi del tutto cancellate grazie alla tecnologia, a fare la differenza nella vita di ciascuno di noi sono i luoghi che uno sceglie e i legami che solo il tempo, l’abitudine e l’amore consolidano. E il legame che Carboni ha avuto – e ha tuttora – con Bologna è sempre stato unico. Lo si può capire passeggiando tra le sale della mostra ‘Rio Ari O’ che, nelle stanze del Museo della Musica di Strada Maggiore, celebra i primi 40 anni della sua carriera. Lo si può vedere nei quadri esposti – come quello dedicato proprio a San Luca che trovate in questa pagina o come quelli che hanno i portici come soggetto preferito –, nei materiali d’archivio e nell’atmosfera che si respira davanti a ogni installazione.

E lo si comprende nelle parole di Carboni medesimo: “Mi è sempre piaciuto girare per Bologna di notte – ricorda oggi –. Giravo ascoltando musicassette con i miei provini, idee, ipotesi di nuove canzoni in embrione. Fumando. Attraversavo una città tutta accesa, illuminata ma deserta. Magica. Arrivavo in centro da fuori porta. Ci entravo e ci uscivo. Senza una meta. Vivevo il contrasto tra il nuovo e il vecchio. Tra il presente e il passato, tra il moderno e l’eterno. Quanta luce tra gli archi dei portici, quante ombre. Il silenzio. Ogni via del centro una grande diversa immagine. Metafisica. I grandi portoni scuri di quercia con il loro battiporta, le maniglie e i battenti, con forme inquietanti e strane, satiri, fauni, serpenti mi spaventavano, guardiani di chissà che cosa. Di misteriosi tesori, di segrete intimità, di grandi ricchezze. Giravo, vagavo, accendevo sempre di più la mia natura incline alla contemplazione. Niente è più misterioso del visibile, del reale. Pian piano gli archi dei portici diventavano facce, sguardi, teste di donne accese che andavo a trovare. Che mi guardavano passare. Il viaggio magico nella mia città, il desiderio di cantarlo, disegnarlo, dipingerlo”. E di condividerlo, in un Natale davvero speciale come questo.