MANUELA VALENTINI
Cronaca

Nanni Balestrini, quando il linguaggio diventa ’arma’ visiva

Alla AF Gallery fino al 17 aprile la mostra ’Una lunga primavera’ con i collages anni 70.

Alla AF Gallery fino al 17 aprile la mostra ’Una lunga primavera’ con i collages anni 70.

Alla AF Gallery fino al 17 aprile la mostra ’Una lunga primavera’ con i collages anni 70.

La mostra ‘Una lunga primavera’ - aperta fino al 17 aprile alla AF Gallery (via dei Bersaglieri 5/e), a cura di Marco Scotini - rappresenta un’occasione per riscoprire la capacità di Nanni Balestrini di tramutare il linguaggio in un ’campo di battaglia’ visivo. In esposizione 14 collages risalenti ai primi Anni ’70, cruciali per comprendere la connessione dell’intellettuale scomparso a Roma nel 2019 con il clima sociopolitico dell’epoca. In particolare, in mostra vi sono due serie tratte rispettivamente dalla rivista ‘Potere Operaio’ (fondata nella capitale, anche da Balestrini, nel ’69) e dall’inserto ‘Potere Operaio del Lunedì’, pubblicato dal 1972. Le opere realizzate a partire da quest’ultimo foglio settimanale sono presentate in esclusiva nazionale alla AF Gallery, lì allestite solo dopo averne mostrate otto nel 2024 al CIMA di New York.

Balestrini decostruisce il linguaggio mediante il collage - la sua tecnica privilegiata – il quale diventa a sua volta strumento per destrutturare la realtà e riscriverla, caricandola di un forte potere sovversivo. Assemblando su un supporto bidimensionale ritagli di giornali, titoli spezzati, immagini decontestualizzate e slogan militanti, Balestrini dimostra di volersi distaccare dall’univocità autoriale per farsi portavoce del pensiero collettivo. Le tavole realizzate a partire da ‘Potere Operaio’ mantengono la struttura dei primi ‘Cronogrammi’ degli Anni ‘60, con blocchi di testo giustificati al centro che manifestano una certa tensione interna. A dominare le opere è il bianco e il nero, usato per consentire alle parole chiave di emergere grazie a contrasti di scala tipografica e spazi vuoti che interrompono la continuità della lettura. Gli elementi compositivi dei collages sono essi stessi un atto di sabotaggio, nonché dispositivi che rifiutano la linearità e obbligano lo spettatore a una fruizione frammentata, molteplice, aperta. L’asimmetria, le interruzioni e le sovrapposizioni fanno di queste opere delle vere e proprie macchine percettive, in cui il linguaggio viene espropriato dalla sua funzione ordinaria e riconsegnato a una dimensione collettiva.

Invece, i collages tratti da ‘Potere Operaio del lunedì’ introducono a un nuovo livello di complessità visiva, accentuato dall’uso del colore e dall’inserimento di fotografie. Qui l’influenza delle avanguardie costruttiviste e della grafica militante degli Anni ’70 è ancora più evidente: le parole si dispongono in pattern geometrici, spirali testuali, griglie che richiamano le strutture della propaganda visiva rivoluzionaria. I cerchi rossi sono detonatori visivi che enfatizzano il carattere ’esplosivo’ del linguaggio. Pertanto, la forma del collage evoca simbolicamente un megafono che amplifica la voce della lotta che allora ebbe a che fare prevalentemente con le piazze e la tramuta in un’immagine. Perciò, l’allestimento della personale comprende anche una maxi-versione di una fotografia scattata da Tano D’Amico nel ’77 in piazza Maggiore a Bologna durante un convegno di tre giorni sul tema della repressione, a cui parteciparono più di 100.000 persone.

Manuela Valentini