CHIARA CARAVELLI
Cronaca

Movida selvaggia a Bologna, comitati e associazioni uniti contro il Comune: ecco la diffida collettiva

Il documento firmato dai rappresentanti dei 14 gruppi del centro storico "L’inquinamento acustico rimane certamente il problema più grave, ma ci sono anche gli assembramenti, la sporcizia e l’alcol abusivo"

Bologna, 15 luglio 2023 – Quattordici firme. Quattordici come i comitati e le associazioni del centro storico che, per la prima volta, si sono uniti nella battaglia alla malamovida. La nuova diffida, inviata ieri tramite l’avvocato Antonio Petroncini, segue quella del 28 giugno scorso a firma del comitato di via Petroni, a cui era stata allegata anche una relazione tecnica relativa all’inquinamento acustico. Il risultato aveva dato ragione ai residenti: i livelli del rumore superavano di oltre 100 volte il limite consentito.

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"La situazione – le parole di Petroncini – è drammatica. Sono passati 16 giorni dalla prima diffida e il Comune ha risposto con il muro del silenzio. Qui c’è in gioco la salute dei cittadini, una buona qualità della vita deve essere garantita".

E se il Comune non risponde, ci pensano comitati e associazioni. E lo fanno elencando tutti i problemi, oltre all’inquinamento acustico, che affliggono alcune zone del centro storico. Nella nuova diffida, infatti, si parla di dehor e occupazione degli spazi, assembramenti incontrollati, mancati divieti alla somministrazione di alcolici (sotto la lente i venditori abusivi che mettono a disposizione birre e non solo anche dopo l’orario consentito) e strade diventate ormai "una latrina a cielo aperto". Si tratta di criticità che vanno avanti da anni e per le quali esistono apposite regole, "che però non vengono fatte rispettare". Comitati e associazioni ribadiscono la loro volontà di non arrivare a uno scontro aperto con il Comune – è verosimile che se da Palazzo d’Accursio non ci sarà una risposta nelle prossime settimane si procederà con una causa – dicendosi disponibili a confronti e dialoghi per trovare una soluzione.

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“Il problema del rumore – continua Petroncini – è molto grave. Se l’inquinamento fosse legato a qualche gas tossico che si diffonde nell’aria, sicuramente ci sarebbe un intervento immediato e risolutivo. Ma dato che l’inquinamento è acustico, allora si continua a far finta di niente, non capendo che invece è la stessa identica cosa. La salute dei cittadini merita di essere tenuta sotto controllo". E, allacciandosi al tema della salute, l’avvocato porta alla luce un altro problema. "In passato, – tuona – a causa degli assembramenti incontrollati, i mezzi di soccorso non sono riusciti a farsi spazio tra la folla. Si tratta di situazioni ricorrenti, già più volte segnalate al Comune, che possono portare e gravi pericoli per la comunità. Se una persona si sente male e l’ambulanza non riesce ad arrivare come si fa? Dobbiamo sempre aspettare che succeda una tragedia per intervenire oppure possiamo farlo prima?". Una visione comune, che vede comitati e associazioni uniti e coesi in questa presa di posizione sul nodo movida.

«Nessuno – sottolinea il legale – vuole una città morta. Anzi, è giusto che ci siano i locali e che il centro storico prenda vita durante la notte dando la possibilità a tanti giovani e non solo di divertirsi. Questo, però, deve succedere nel rispetto di limiti e regole. Non è possibile che le persone non riescano a dormire perché fino alle 4/5 di mattina c’è un rumore intollerabile, addirittura c’è che si mette a suonare il bongo e la grancassa sotto le finestre dei residenti, come è successo nelle scorse settimane in piazza Aldrovandi".

Una cosa è certa: comitati e associazioni vogliono risposte concrete dal Comune (in particolare è stata sottolineata la mancata presa di posizione sul tema del sindaco Matteo Lepore, ndr ) e le vogliono in tempi abbastanza rapidi, soprattutto in vista di settembre, quando la città tornerà a ripopolarsi dopo l’esodo estivo.

La palla passa quindi a Palazzo d’Accursio che ora si ritrova un duplice rumore a cui porre fine: quello delle piazze e quello generato dalle quattordici firme su una nuova diffida.