Bologna, 19 aprile 2022 - Una città che vive la notte, non soltanto con le sue fasce d’età più giovani, e che vuole una qualità dei servizi maggiore. La task force del Comune con i suoi “Stati Generali della notte” prova a mappare la movida notturna sotto le Torri con un’ampia analisi che riguarda i suoi avventori, i residenti più in generale e gli attori principali come gestori di locali, comitati e associazioni.
Una ricerca accurata condotta attraverso tre filoni: un’indagine demoscopica sulla popolazione (892 intervistati), un questionario autosomministrato e un focus sugli stakeholder sopra citati, con l’obiettivo di raccogliere i dati in un unico report e mettere in luce le criticità principali e le soluzioni per alcuni aspetti da migliorare.
I dati sulla movida: cosa dice il report
Innanzitutto il 65% del campione dichiara di uscire la sera dopo le 20, e non soltanto i più giovani: il dato sale addirittura all’81% nel questionario autosomministrato (di cui il 30% del campione di 3.982 soggetti, va detto, ha massimo 30 anni). Il risultato schizza ovviamente tra gli under 30 presenti e arriva a superare il 70% nella risposta “più volte la settimana”, scendendo al 10% nella selezione di “più raramente”. Al contrario, solo il 20% degli over 65 dichiara di uscire frequentemente, mentre il 40% ammette di uscire meno di 2-3 volte al mese.
Per quanto riguarda il rumore, il 78% del campione demoscopico ammette come non sia un problema (il 34% risponde “poco”), mentre viene avvertito dal 22% (per il 6% è una grossa fonte di disturbo). La maggior fonte di fastidio è rappresentata dalle persone in strada (22%), poi traffico (18%), svuotamento dei cassonetti e pulizia (17%), attività ristorative e dehors (13%). Gli eventi all’aperto tra le categorie che disturbano meno: un problema solo per il 10%.
La maggior parte delle persone che esce di notte usa l’auto (36,6%), meno quelli che ricorrono ai mezzi pubblici (20%). L’indagine “Bologna di notte” mette nero su bianco anche le zone più frequentate: emerge chiaramente come il 78% del campione rimanga dentro le mura durante le uscite serali, con una concentrazione maggiore nella zona di piazza Maggiore (e del Quadrilatero), in zona universitaria e in via del Pratello, mentre fuori dal centro la movida si sviluppa solamente tra i vari spazi aggregativi, club e locali (tettoia Nervi, Dlf, Dumbo, Tpo, Numa Club).
Gli aspetti da migliorare
Venendo agli aspetti da migliorare, per il campione demoscopico in ordine di priorità, ci sono: l’aumento delle forze di polizia, l’aumento di verifiche, controlli e sanzioni e la presenza di bagni pubblici per le aree più frequentate. La riduzione degli orari di apertura dei locali non è invece considerata tra le soluzioni efficaci (com una valutazione media di 5,8 punti in una scala da 1 a 10). Per il campione autosomministrato, in ordine di priorità, spiccano la presenza di bagni pubblici per le aree più frequentate, l’insonorizzazione dei locali e aumento di controlli e sanzioni.
“Il lavoro sulla notte è un lavoro trasversale e i risultati arrivano solo con la collaborazione tra soggetti diversi su qualcosa che coinvolge tutti – mette in chiaro Emily Clancy, vicesindaca con delega all’Economia della notte –. La ricerca ci dice che le persone escono di notte e lo fanno indipendentemente dall’età, dall’occupazione, dalla condizione economica. La notte è quindi un’opportunità, un’occasione e un motore di attrattività che dobbiamo cogliere per migliorare la vita della nostra città tutta. Dopo confronti e approfondimenti, ora prosegue l’importante lavoro di costruzione di una politica pubblica adatta alle specificità di Bologna”.
La ricerca “Bologna di notte”, promossa dalla Fondazione per l’innovazione urbana in collaborazione con il sociologo Riccardo Prandini e il ricercatore Matteo Cataldi, è stata presentata da Clancy insieme a Matilde Madrid, Capo di Gabinetto con delega alla Sicurezza Urbana Integrata, Luisa Guidone, Assessora al Commercio ed Elena Di Gioia, delegata alla Cultura, negli spazi “Bologna attiva” di DumBO, in via Casarini.