FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Morta in via Cartoleria, la sentenza. Non aiutò Francesca: sei mesi all’uomo

Il cinquantenne che per ultimo vide Migliano in vita ha patteggiato la pena, con sospensione condizionale. L’accusa di omicidio modificata in omissione di soccorso, la donna morì in pochi minuti per cause naturali.

Morta in via Cartoleria, la sentenza. Non aiutò Francesca: sei mesi all’uomo

Il cinquantenne che per ultimo vide Migliano in vita ha patteggiato la pena, con sospensione condizionale. L’accusa di omicidio modificata in omissione di soccorso, la donna morì in pochi minuti per cause naturali.

Fu omissione di soccorso, non omicidio. E così, il cinquantenne che pochi giorni prima di Natale, l’anno scorso, non disse a nessuno di avere assistito al malore e alla morte di Francesca Migliano, la cinquantaduenne ritrovata senza vita dalla madre nel suo appartamento di via Cartoleria dopo essere stata vegliata per quasi un mese dal suo cagnolino terrier, è stato condannato a sei mesi, pena sospesa, per omissione di soccorso. Un patteggiamento in indagine accolto dal giudice dell’udienza preliminare Sandro Pecorella.

L’ipotesi di omicidio inizialmente formulata era stata modificata dal pm Nicola Scalabrini dopo l’esito dell’esame autoptico sulla salma dei medici legali Paolo Fais, per la Procura, e Matteo Tudini, difesa: i due tecnici sostennero che la donna morì per cause naturali e in pochi minuti, per un’emorragia interna provocata dalla rottura di varici esofagee causata da cirrosi. Nessun segno di lesione fu rinvenuto sul suo corpo.

Il cinquantenne indagato, conoscente di Francesca e difeso dall’avvocato Gabriella Moccia, fu l’ultimo a vederla in vita. Sentito dagli inquirenti, ammise di essere fuggito in preda al panico dopo che la donna si era accasciata, spiegando però che lei era già morta e lui non avrebbe potuto fare nulla per salvarla. Poi però non aveva fatto parola con nessuno di quanto aveva visto, fino a che, una ventina di giorni dopo, insospettita dal silenzio della figlia, la madre di Francesca non si era recata a casa sua facendo così la macabra scoperta.

"Si tratta di una tragedia umana per entrambe le parti – così l’avvocato Moccia, per il 50enne –. Il mio assistito non avrebbe potuto fare nulla per salvare la signora, morta in pochi minuti. Si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato e ha reagito in preda al panico per quello cui aveva assistito".

Madre e sorella della vittima, con l’avvocato Chiara Rizzo, hanno depositato una memoria per opporsi al patteggiamento, ritenendo la pena troppo bassa e sottolineando come anche una telefonata anonima al 118 dell’indagato avrebbe potuto, se non salvare la loro cara, almeno evitare che il suo corpo giacesse abbandonato per un mese. Il giudice comunque ha deciso di procedere con la condanna a sei mesi con condizionale.