Bologna, 3 gennaio 2025 – Nuovo capitolo nella battaglia tra i residenti di via Monte Donato alta e il Comune per la possibilità di avere l’autobus vicino casa. Il 20 dicembre è stato presentato un ricorso collettivo al Tar, in una ‘class action’ che coinvolge una ventina di persone, con l’obiettivo di spingere l’amministrazione a rivedere il servizio (allungano le fermate della linea esistente). Come raccontato dal Carlino a inizio 2024, i bolognesi che vivono al di là della parrocchia Beata Vergine del Carmine (dal civico 6 di via Monte Donato in su), circa un centinaio, lamentano l’assenza del servizio in quanto la linea 51 si arresta proprio di fronte alla chiesa dopo diverse fermate in via Siepelunga.
“Contrariamente agli obblighi espressamente previsti nella Carta dei servizi, la zona che comprende le vie Monte Donato alta, Forte Jola, Santa liberata e di Gaibara, per quanto centrale, non è attualmente coperta – puntualizza il professor Gianluca Gardini, residente –. Chi vive in questa zona, pur pagando Imu e tasse sui rifiuti esattamente come gli altri bolognesi, non può utilizzare l’autobus ed è costretto a percorrere quasi due chilometri a piedi in salita o discesa per raggiungere la fermata più vicina. Il Difensore civico ha più volte invitato il Comune a farsi promotore di un confronto con residenti, Srm Reti e Mobilità e Tper per consentire alle parti coinvolte di compiere una valutazione in merito alle criticità denunciate e al potenziamento del servizio di trasporto pubblico, così come la Città metropolitana a promuovere una maggiore integrazione dei servizi di interesse metropolitano. Eppure, ad oggi, nulla è stato fatto”.
Così, i residenti dei Colli hanno deciso di proseguire la propria crociata, bussando questa volta alla porta del Tar attraverso “una delle prime, se non la prima in assoluto, class action”.
“Il Comune si è limitato a rispondere alle successive diffide degli interessati dicendo che non è possibile potenziare il servizio – incalza Gardini – perché si tratterebbe di ‘strade collinari, con notevole distanza tra un’abitazione e l’altra’. In pratica si antepongono questioni economiche dicendo che si tratta di ‘un servizio a domanda debole’, come è scritto nella risposta del dirigente comunale, alla garanzia del diritto di mobilità”.
Gardini va anche oltre a tira in ballo questioni spesso discusse come il tram e la Città 30: “Il Comune rivendica la propria discrezionalità nell’allocare le risorse per la mobilità sulla base di scelte politiche, lasciando completamente senza servizio pubblico una parte dei cittadini. Argomentazione francamente inaccettabile, anche in ragione della contraddittorietà interna con le politiche di decarbonizzazione, transizione verde e diminuzione degli incidenti che il Comune da anni sta patrocinando: per essere implementate richiedono necessariamente il potenziamento del servizio di trasporto pubblico, in modo che tutti i cittadini possano avere un’alternativa al mezzo privato”.
“Oggi, con il ricorso presentato, i residenti in questa zona chiedono al Tar di far rispettare gli obblighi di servizio pubblico assunti da Comune e Città metropolitana e recepiti nella Carta di servizio – chiude il portavoce dei residenti –. E di imporre coerenza nelle politiche pubbliche sulla mobilità, condannando questi enti ad adottare tutti i necessari provvedimenti con riguardo al servizio di trasporto pubblico locale in via Monte Donato e nelle vie adiacenti.