Montagna celebra 45 anni di palco: "Cerco di insegnare la libertà"

Emanuele Montagna celebra i 45 anni della Scuola Teatro Colli a Bologna, impegnato a portare in scena la storia e a promuovere il potere terapeutico e formativo del teatro, nonostante le difficoltà e la mancanza di sostegno da parte del Comune.

Montagna celebra  45 anni di palco: "Cerco di insegnare la libertà"

Emanuele Montagna celebra i 45 anni della Scuola Teatro Colli a Bologna, impegnato a portare in scena la storia e a promuovere il potere terapeutico e formativo del teatro, nonostante le difficoltà e la mancanza di sostegno da parte del Comune.

"Il teatro è libertà, è terapeutico, spinge a scoprire chi siamo e dove vogliamo spingerci. Se io parlo del Risorgimento e di Ugo Bassi, di Anita Garibaldi,e dei carbonari Targhini e Montanari, porto in scena la nostra storia: un modo per parlare ai giovani e spiegare da dove siamo arrivati, quali vite ci hanno preceduti". È questa la mission di Emanuele Montagna, che celebra con ostinazione i 45 anni della sua Scuola Teatro Colli (che è anche un centro di produzione teatrale e ha casa in via Castiglione, in un palazzo Asp), portata avanti "con mille difficoltà e senza aiuti". Di fatto una delle Accademie più longeve d’Italia. Lo sottolinea con orgoglio e amarezza perché, come spesso succede, Bologna fatica a premiare i suoi figli meritevoli. "Sembra – ammette – che io e il Comune, nonostante tanti colloqui e promesse, non riusciamo a trovare un terreno d’incontro. Mi dispiace, perché credo che il mio lavoro sia importantante per la città".

"Eppure – ragiona – io credo che in questo momento di grandissimo disagio giovanile, con il Covid che sembra aver portato alla luce ferite che non avevamo visto e che non sappiamo fronteggiare, il teatro sia davvero un mezzo socio-culturale di crescita, perché fonde i due aspetti. Non pretendo di occuparmi di centri sociali o problemi di genere, c’è chi è più qualificato di me, ma far conoscere la straordinaria storia di Elisabetta Sirani, il suo coraggio oltre che il suo talento di pittrice, non è forse un modo importante per ispirare le ragazze (e i ragazzi pure)?".

Così Montagna, che ha piantato i pilastri della sua scuola profondamente nella storia della città, proprio negli anni più neri, festeggia la lunga carriera e i tanti premi incassati (tra tutti, il Capodaglio per la qualità dell’insegnamento, mentre il Presidente Mattarella pochi mesi fa lo ha fatto commendatore, per meriti culturali) mettendo in fila i personaggi, di ieri e di oggi, a cui si ispira con scelte oculate: "Ho dato vita a Padre Marella, a Galilei, a Pantani, Sacco e Vanzetti... E poi a Giordano Bruno, esempio di libertà che brilla ancora oggi". Proprio con Giordano Bruno tornerà in scena al Dehon il prossimo aprile, per una versione teatrale che racconta una vita irriducibile. Con la sua ’comunicazione persuasiva’ da anni poi è in cattedra tra le toghe e le camere penali di mezza Italia, a testimoniare che, appunto, il teatro è terapeutico e viatico per affrontare il mondo, comunque lo si voglia intendere.

Ma i progetti (sociali?) non sono finiti: "Sto lavorando con il magistrato Dino Petralia sul testo ’Le nostre prigioni’. Diventerà un recital sull’infinita serie di suicidi nelle nostre carceri, una strage che colpisce carcerati e carcerieri ugualmente".

m. s.