Bologna, 25 aprile 2023 – Dopo 567 anni Bologna e Santa Caterina de’ Vigri salutano le clarisse francescane. La piccola comunità lascia il monastero del Corpus Domini, tradizionalmente conosciuto come il monastero della ‘Santa’, ma come sottolinea la Federazione dell’ordine claustrale non si tratta di una chiusura, bensì di una sospensione sperando che presto un’altra realtà orante decida di animare la preghiera nel santuario di via Tagliapietre.
Per il momento le celebrazioni e le visite alla reliquia della ‘Santa’ sono affidati ai Missionari Identes, un ordine religioso di diritto pontificio che ha come carisma l’evangelizzazione attraverso il dialogo e la testimonianza. La ragione di questa partenza è legata al numero sempre più eseguo di sorelle, attualmente la comunità è composta da quattro monache, e alla difficoltà di vivere nel quotidiano la regola di Santa Chiara essendo così poche.
Domenica pomeriggio, alle 18.30, il cardinale Matteo Zuppi celebrerà una messa di ringraziamento per questi cinque secoli in cui Santa Caterina, e chi ne ha raccolto l’eredità, hanno pregato a favore di tutti i bolognesi.
Caterina de’ Vigri nasce a Bologna l’8 settembre 1413 da una famiglia patrizia ferrarese e a 14 anni lascia la corte degli Estensi, dove allora si trovava, per fondare, insieme ad altre giovani nobili, una comunità di monache, seguendo la spiritualità agostiniana. Nel 1431, però, conosce la regola di Santa Chiara e dopo un anno lei e le altre compagne iniziano una vita di clausura francescana. La sua capacità di far viaggiare a braccetto la fede e l’amore per la cultura sono alla base delle insistenti richieste delle autorità civili e religiose bolognesi che la volevano sotto le Due Torri. Caterina lascia Ferrara nel 1456 e in via Tagliapietre fonda il monastero del Corpus Domini di cui sarà badessa per i successivi sette anni. Muore il 9 marzo del 1463 e viene sepolta senza bara, come previsto dalla regola delle Clarisse Francescane. Dopo 18 giorni il corpo viene riesumato e viene trovato intatto e profumato, solo un po’ schiacciato sul volto e sul naso.
Dopo una serie di sistemazioni provvisorie, dal 1529 la sua reliquia è conservata in una cappella ed è rimasta intatta, senza alcuna maschera, visibile a tutti, non sigillata, seduta, vestita con i suoi abiti da clarissa e incurante dei secoli che passano. Nel dichiarala santa, papa Clemente XI le assegnò anche il compito di compatrona di Bologna, canonizzandola il 22 giugno 1712.
La comunità delle Clarisse resistette ai due eventi che segnarono la vita della città petroniana. Durante l’occupazione napoleonica, l’ordine venne soppresso e il monastero del Corpus Domini venne confiscato per diventare un ricovero militare. Nel 1816, però, per volontà del cardinale arcivescovo Carlo Opizzoni, le religiose tornarono nel santuario, anche se una sua parte cospicua continuò ad ospitare una caserma. Per questo motivo nel 1943 divenne un obiettivo delle forze alleate e i loro bombardamenti distrussero la volta della navata e una buona parte dei muri che la reggevano. Oggi il calo delle vocazioni si è dimostrato più forte delle armi, lasciando così ai bolognesi il compito di continuare a custodire la ‘Santa’.