NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Minori stranieri. Blitz in 15 comunità. Refurtiva e armi negli armadietti

Duecento operatori di polizia impegnati nel servizio ad alto impatto. Il questore Sbordone lancia l’appello alle comunità islamiche:. "Insieme dobbiamo lavorare per riuscire salvare questi giovani".

Minori stranieri. Blitz in 15 comunità. Refurtiva e armi negli armadietti

Minori stranieri. Blitz in 15 comunità. Refurtiva e armi negli armadietti

"Dobbiamo fare di più per salvarli". Per il questore Antonio Sbordone è questo il punto di partenza. È da questo imperativo che nasce e si articola la massiccia operazione che ieri ha visto duecento poliziotti impegnati ad aprire armadietti, alzare materassi e frugare con i cani nelle stanze di altrettanti minorenni stranieri non accompagnati ospiti di quindici comunità del Bolognese. Dodici sono in città; le altre in Valsamoggia e Monghidoro. E qui, per la Squadra mobile, da cui parte il servizio ad alto impatto disposto dallo Sco (servizio centrale operativo) della Direzione centrale Anticrimine, porterebbero gli esiti di più indagini attivate a seguito di rapine, aggressioni, risse avvenute in città nell’ultimo periodo.

L’ipotesi di partenza era che nelle comunità i ragazzini nascondessero le armi con cui commettevano i reati e la refurtiva che questi fruttavano. Una circostanza suggerita dagli stessi operatori di alcune delle strutture interessate dai controlli e maturata anche a seguito dell’analisi minuziosa di alcuni profili social riferibili ai minori, dove questi postavano foto e video in cui maneggiavano coltelli e pistole. Un sospetto che le perquisizioni hanno confermato: negli armadietti in uso ai minorenni c’era di tutto. C’erano vari computer portatili, dodici cellulari oggetto di furto e poi diversi monopattini, due mazze da baseball, sei cacciaviti, cinque coltelli di media dimensione, nonché 40 grammi di hashish. Per evitare che gli educatori controllassero il contenuto dei loro armadietti, alcuni degli ospiti avevano anche provveduto a sostituire il proprio lucchetto. Uno stratagemma che non ha fermato però la polizia. Nelle comunità sono stati individuati inoltre anche cinque ragazzi che non avevano diritto di stare lì.

Nel servizio sono stati impegnati operatori della Squadra Mobile, dei Reparti Prevenzione Crimine provenienti da varie città d’Italia, del gabinetto regionale della Scientifica, dell’Unità cinofila, oltre a vari contingenti del Reparto Mobile. E, al termine del maxi-controllo, nove minori sono finiti nei guai: tre sono stati denunciati per spaccio, quattro per ricettazione e due per porto abusivo d’armi e oggetti atti ad offendere.

"Questi servizi – ha spiegato il questore – non vengono svolti per evidenziare la responsabilità delle comunità, ma proprio in supporto agli operatori, perché siamo di fronte a una difficoltà oggettiva che impone uno sforzo collettivo". Uno sforzo che chiama in campo tutte le istituzioni: "La percezione – dice ancora Sbordone – è che le cose non possano che peggiorare se non invertiamo la tendenza coinvolgendo questi ragazzi: oggi sono bulli, sono molesti. Tra qualche anno potremmo avere di fronte problemi ben più gravi".

Un allarme già evidente dai risultati operativi snocciolati dal capo della Squadra mobile Roberto Pititto. Che ricorda come, nei primi sei mesi di quest’anno, "abbiamo eseguito otto fermi d’iniziativa per omicidio, tentato omicidio e rapina. Sei minori sono stati arrestati in flagranza per rapina e 52 denunciati per spaccio, rapina, lesioni, porto di armi improprie, ricettazione, minacce, furto e resistenza a pubblico ufficiale".

Risultati che dimostrano una risposta ferma e concreta sul fronte della repressione dei reati. Ma per riuscire a salvare questi ragazzi è altrettanto necessario "impegnarci al massimo – prosegue il questore Sbordone – anche sotto il profilo preventivo e informativo. Abbiamo già avviato una collaborazione con il Comune, con l’obiettivo di attivare interessi in questi ragazzi, coinvolgerli nella vita della città e della comunità in cui si trovano. E questa sinergia va estesa ancora di più, coinvolgendo anche le autorità religiose in questo dialogo". Il questore, in particolare, pensa a Yassine Lafram, presidente dell’Ucoii (Unione comunità islamiche italiane): "Vorrei sfruttare la disponibilità mostrata da Lafram – spiega Sbordone – perché abbiamo notato che i ragazzi subiscono positivamente l’ascendenza dei capi religiosi di riferimento". Un modo per aiutare questi minori a integrarsi: "Abbiamo constatato le grandissime difficoltà da parte degli educatori di comunità nel rapportarsi con questi minori, una tipologia di ragazzi che non erano abituati a trattare – precisa il questore –. Questo mondo per loro è nuovo, come è nuovo per i minorenni accolti nelle strutture. Non conoscono il paese in cui si trovano, ne ignorano le regole e si aggregano solo tra loro, per commettere intemperanze e reati. Dobbiamo invertire questa tendenza. Dobbiamo fare di più per salvarli".