PAOLA BENEDETTA MANCA
Cronaca

Mihajlovic e la cittadinanza onoraria a Bologna. "Si dissoci dai criminali guerra"

La lettera-appello all'allenatore del Bologna, firmato da oltre un centinaio di personalità note, prima della cerimonia solenne

Sinisa Mihajlovic

Sinisa Mihajlovic

Bologna, 10 novembre 2020 - Continua a far discutere la scelta del Comune di Bologna di conferire la cittadinanza onoraria all'allenatore del Bologna, Sinisa Mihajlovic. Dopo le perplessità espresse dalla consigliera Amelia Frascaroli (che ha votato contro la decisione in Aula) riguardo alcuni tratti del passato di Sinisa Mihajlovic e il sostegno a personalità di spicco nella guerra nella ex Jugoslavia, a chiedere al tecnico rossoblù di "dissociarsi con chiarezza, pur a distanza di tempo, dai criminali che commisero azioni di genocidio verso civili inermi, così come riconosciuto dal Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia dell'Aja" è una lettera aperta, con oltre cento adesioni, che comprendono anche diversi nomi noti della politica, della cultura e dell'associazionismo dell'Emilia-Romagna.

Tra questi, i consiglieri regionali Andrea Costa (Pd) e Silvia Zamboni (Verdi); don Luigi Ciotti e Libera regionale; Fabio Anselmo, l'avvocato dei casi Cucchi e Aldrovandi; il regista Paolo Billi e il musicista Massimo Zamboni; Roberto Morgantini, animatore delle Cucine popolari di Bologna; gli ex sottosegretari Franco Corleone e Roberto Reggi; Davide Drei, ex sindaco di Forlì. E ancora: Roberto Cavalieri, Garante dei detenuti di Parma; gli ex assessori regionali Gianluca Borghi (insieme ad altri soci di 'Adottando Bologna', onlus impegnata nelle adozioni a distanza in Bosnia Erzegovina), Carlo Lusenti, gli ex assessori alla Cultura, Massimo Mezzetti e Alberto Ronchi; Valentino Minarelli, segretario dello Spi-Cgil di Bologna e la consigliera comunale modenese Paola Aime (Verdi).

Mihajlovic in passato, e in particolare in un'intervista del 2016, parlò dei suoi rapporti con Zeljko Raznatovic, conosciuto con il soprannome 'Arkan', ex capo ultras della Stella Rossa e criminale serbo che, nelle guerre jugoslave, fu responsabile di crimini di guerra in Croazia e in Bosnia, mentre era al comando delle unità paramilitari serbe. Arkan fu ucciso a Belgrado nel 2000 e Mihajlovic fu molto criticato per aver pubblicato un necrologio e averlo descritto come “un eroe per il popolo serbo”. La lettera aperta è stata consegnata nei giorni scorsi all'allenatore.

"Le scriviamo in attesa le venga formalmente consegnata la cittadinanza onoraria che il Consiglio comunale di Bologna le ha conferito - inizia il documento -. E’ nostra convinzione che parte del suo passato, da lei mai ritrattato, nel quale ha apertamente sostenuto chi nel conflitto balcanico si è macchiato di crimini contro l’umanità nei confronti delle popolazioni di Bosnia Erzegovina, renda un grave errore per tutta la comunità bolognese e italiana il conferimento di questa onorificenza, riservata in passato a donne e uomini che hanno agito nella loro vita per l’affermazione della libertà e della pacifica convivenza”.

“Bologna, l’Emilia-Romagna e l’Italia – si ricorda nell'appello a Mihajlovic - si sono distinte negli anni ’90 per iniziative di solidarietà e cooperazione verso le popolazioni vittime della pulizia etnica compiuta dai serbi di Bosnia e dalle milizie cetniche. Sarajevo, Mostar, Tuzla, Bihac, Zeniza, unitamente a Srebrenica, città martire nella quale si è consumato il più grave genocidio dopo la seconda guerra mondiale, sono città nei cuori di migliaia di persone che in quegli anni hanno sostenuto direttamente le famiglie vittime della guerra, con innumerevoli iniziative”. Tra queste “anche l’adozione a distanza di centinaia di bambini, anche orfani, che hanno potuto sopravvivere alle durissime condizioni sociali, educative ed economiche conseguenti al conflitto”.

I firmatari chiedono dunque all'allenatore serbo “in vista del momento solenne nel quale le verrà consegnata la cittadinanza onoraria di Bologna, capoluogo dell’Emilia-Romagna, di dissociarsi con chiarezza, pur a distanza di tempo, dai criminali che commisero azioni di genocidio”. “Questo atto – concludono - renderà onore alla memoria delle vittime innocenti di quei crimini e sarebbe coerente con la storia di civiltà e difesa della pace che Bologna e l’Emilia-Romagna rappresentano, in Italia, in Europa e nel Mondo”.