REDAZIONE BOLOGNA

Metatron, rischio chiusura Sciopero dei lavoratori

La Fiom e le Rsu si mobilitano contro il piano del Gruppo Landi Renzo "Vogliono smantellare lo stabilimento bolognese, una perdita per il territorio"

Metatron, rischio chiusura Sciopero dei lavoratori

Sciopero alla Metatron. I lavoratori, insieme alla Fiom e alla Rsu, hanno proclamato un primo pacchetto di 24 ore di sciopero per contrastare l’annunciata chiusura dello stabilimento di Castel Maggiore. Metatron Spa è un’azienda storica del territorio che opera a livello globale ed è specializzata nella ricerca, sviluppo, produzione e commercializzazione di regolatori di pressione e centraline di controllo motore per combustibili alternativi. Nata come spin-off del Gruppo Tartarini nel 1998, ha come missione quella di elaborare soluzioni per l’utilizzo di energie alternative, quali ad esempio l’idrogeno.

Nel 2021 le quote societarie sono state acquisite dalla Landi Renzo Spa di Reggio Emilia, leader mondiale delle tecnologie che utilizzano gpl e metano. L’operazione, perfezionata definitivamente nel 2022, avrebbe dovuto rappresentare un potenziamento delle capacità di acquisire nuove quote di mercato in sinergia con il Gruppo Landi Renzo.

"Nel corso del 2022 abbiamo invece assistito a un progressivo impoverimento delle commesse e a una perdita sostanziale di fatturato che ha purtroppo confermato le preoccupazioni che avevamo a suo tempo manifestato alla direzione aziendale nel corso di molteplici incontri sindacali – spiegano la Fiom Cgil di Bologna e le Rsu di Metatron –. La Landi Renzo Spa ci ha comunicato l’intenzione di attivare la cassa integrazione straordinaria per crisi per un periodo massimo di 6 mesi, nel corso dei quali procederà alla fusione per incorporazione della Metatron Spa con conseguente chiusura dello stabilimento bolognese, confermando ciò che avevamo più volte denunciato fin dall’inizio di questa operazione: la volontà di smembrare la Metatron e la presa in carico da parte di Landi Renzo della sola parte relativa alla ricerca e sviluppo legate principalmente all’idrogeno".

Le sigle sindacali non ci stanno: "Vaghe per ora le ricadute occupazionali dichiarate dall’azienda, se non la possibilità per una parte di lavoratori di essere assorbiti a Reggio Emilia (a 70 chilometri di distanza), con il rischio concreto di trovarci di fronte a dei licenziamenti mascherati da trasferimenti. La Fiom Cgil, unitamente alla Rsu e all’assemblea dei lavoratori, ritiene inaccettabile una scelta che cancella un pezzo di storia industriale del territorio. Fin dal prossimo incontro, previsto dal tavolo di salvaguardia il 9 gennaio, chiederemo all’azienda l’impegno a non procedere con azioni unilaterali, così come previsto dal Patto per il Lavoro sottoscritto dalla Regione e da tutte le istituzioni e parti sociali, e di individuare soluzioni alternative che salvaguardino la piena occupazione".

Zoe Pederzini