CLAUDIO CUMANI
Cronaca

Mencarelli: "I libri sanno regalare il tempo"

Poeta e romanziere, presenta domani in Salaborsa il suo ultimo lavoro, ’Brucia l’origine’: "Racconto il peso e il valore della famiglia"

Mencarelli: "I libri sanno regalare il tempo"

Poeta e romanziere, presenta domani in Salaborsa il suo ultimo lavoro, ’Brucia l’origine’: "Racconto il peso e il valore della famiglia"

Daniele Mencarelli si era trasferito a Bologna quando frequentava il Centro di poesia contemporanea di Davide Rondoni. Perché per lui, ora romanziere di successo, la poesia è stato il punto di partenza e ancora resta il miglior posto di osservazione critica. "La poesia – dice – scommette sulla capacità dello sguardo di chi scrive mentre il romanzo costruisce l’architettura della scena nella quale lavorare in profondità". Domani Mencarelli (romano, cinquantenne, vincitore di molti premi letterari) presenta il nuovo romanzo appena uscito ‘Brucia l’origine’ (Mondadori) in Salaborsa alle 18 nell’ambito del ciclo ‘La voce dei libri’. È la storia di un designer di successo che dalla Milano del lusso torna nel quartiere romano proletario dell’infanzia dove nulla è cambiato. Ed è quindi il racconto di un abbraccio soffocante, di una frattura intima, di un sogno realizzato che non dà felicità. Ma, per l’autore, questo quinto romanzo è anche un cambio di passo rispetto a libri precedenti come ‘Tutto chiede salvezza’ (da cui è stata tratta anche una serie Netflix) incentrato sulla malattia psichiatrica.

Spiega: "Dopo il successo televisivo non è cambiato nulla. Potevo stare dentro ai temi che i miei lettori conoscono ma non ho voluto affrontare le stesse questioni. Questo romanzo esprime la volontà di esplorare altri mondi".

Chi è Gabriele Bilancini, il protagonista del suo libro?

"Amo i personaggi feriti dalla vita, voglio raccontare gente che nel proprio mondo interiore possiede elementi d’antagonismo. Non mi piacciono le storie dove il nemico è un altro. Gabriele è un ragazzo che avrebbe tutti i motivi per essere felice ma non sa stare in pace con se stesso e non è in grado di mettere in fila il presente e il passato".

Perché nella sua narrativa la famiglia ricopre un ruolo così centrale?

"La famiglia nel nostro Pase ha avuto durante il ‘900 un ruolo esclusivo e nevralgico rispetto all’educazione. Il concetto di un nucleo monocellulare che deve bastare a se stesso ha generato aspetti positivi e non. Nella famiglia di Gabriele, che è perbene, non esiste un male evidente ma è presente una forma d’amore che, come spesso succede, diventa zavorra. Gabriele, diviso fra la famiglia di appartenenza e la vita milanese, pone il problema dell’estrazione e dell’appartenenza sociale. Perché le classi, checché se ne dica, esistono ancora".

Cosa significato ha avuto per lei passare dalla poesia alla prosa?

"Sono discipline che prevedono un rapporto diverso con la parola, anche se temi e vocaboli sono già stati tutti usati. Cito Franco Loi e chiedo: se la poesia è una richiesta d’ascolto non lo è forse anche il romanzo? Il bello della letteratura è che crea consanguineità. L’uomo costruisce voci attraverso altre voci e questo assorbimento lessicale è formidabile".

Sono utili i premi letterari?

"Viviamo in un’epoca di iperproduzione editoriale e il rischio è di venire travolti e fagocitati dai tanti libri in uscita. I premi letterari, in questa situazione, rappresentano una vetrina. La mia fortuna risiede però nel rapporto con i lettori che si è andato via via affinando".

Ha detto di non credere nella lettura di intrattenimento. Non è meglio che comunque si legga?

"L’elitarismo è un rischio e io in realtà difendo tutti i generi. Per me la letteratura ha svolto un ruolo centrala nella formazione e nella poesia ho trovato una forma di crescita e sopravvivenza a me stesso. La cosa importante è che i libri ti consentono di non perdere ma di acquistare tempo".