di Rosalba
Carbutti
"Siamo al fianco della nostra montagna. Va risolta l’emergenza legata alla mancanza della neve, ma l’Appennino deve vivere 12 mesi all’anno". Il sindaco di Bologna e della città metropolitana, Matteo Lepore, dice no "alle contrapposizioni ideologiche" (anche in seguito alle polemiche di qualche sindaco dell’Appennino) e anticipa che già nei prossimi giorni "incontreremo Igor Taruffi, assessore regionale alla Montagna, e saremo pronti a prendere parte al tavolo del governo".
Sindaco, gli albergatori dell’Appennino sono in ginocchio. E i rifugi sono vuoti. Che fare?
"Noi, come città metropolitana, non li abbandoniamo. Ora tocca al governo pensare a indennizzi e aiuti per risollevarsi da questo momento difficile. Ma non dobbiamo limitarci a raccontare l’Appennino partendo dallo spopolamento o pensare soltanto al ’qui e ora’. La montagna è anche un luogo di imprese, agricoltura, turismo e vita. Per questo non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo di diversificare l’offerta economica della nostra montagna".
Insomma, bisogna pensare a soluzioni che guardino non solo all’immediato ma a tutto l’anno?
"Sì. Al netto degli aiuti che spero il governo metta in campo, abbiamo approvato il piano per la montagna che vale 130 milioni di euro, da fondi europei e del Pnrr. Parliamo d’investimenti e iniziative per rendere la montagna bolognese più vivibile e attrattiva".
Che cosa intende?
"Dobbiamo avere una visione della montagna che vive 12 mesi all’anno. Non solo un mese durante l’inverno. Perché se da un lato la neve non può essere l’unica risorsa della montagna, per alcuni territori, penso a Lizzano in Belvedere e al Corno alle Scale, rinunciare all’economia della neve potrebbe significare in pochi mesi condannare intero tessuto economico. Da qui, bene sostenere chi lavora e vive di questo, ma allo stesso tempo va messo in campo un tavolo di lavoro e investimenti per rafforzare l’offerta complementare. Che spazia dal cicloturismo alla ristorazione fino al benessere, oltre a industria e agricoltura".
In sintesi: bisogna guardare al turismo a 360 gradi?
"Sì. Con la questione del riscaldamento globale bisogna fare i conti. Non soffre solo Lizzano, ma soffrono tutte le vette. Il calo delle temperature è dappertutto. Lo vediamo anche in Svizzera o nei Paesi nordici. Quindi bene ha fatto la regione a chiedere un aiuto al governo. Non lasceremo mai sola la gente di montagna che, da sempre, ha grande capacità di adattamento. Ma un piano d’investimenti di lungo periodo è necessario. Oppure ogni inverno rischiamo di essere allo stesso punto".
Il piano montagna ha questo scopo?
"Sì. È un piano che ha coinvolto tutti i sindaci. Perché la nostra montagna non è solo il Corno alle Scale. Ci sono la zona imolese, parte di Porretta, Castiglione dei Pepoli... E quindi abbiamo messo a terra investimenti per la centrale del Brasimone, la cartiera di Marzabotto, nuove imprese e ricerca. E poi risorse per cicloturismo, infrastrutture, sanità, manutenzione delle strade. Senza dimenticare progetti culturali e per lo sport".
Crede che l’idea di cannoni spara neve hi-tech possa aiutare il comparto neve?
"Non lo so. Di eventuali investimenti in generale, ormai, se ne parlerà la prossima stagione".
La funivia che dovrebbe collegare il comprensorio del Corno con quello della Doganaccia, cioè Emilia-Romagna e Toscana, potrebbe essere una soluzione?
"Vedremo come andrà a finire. Di certo ciò che si può fare subito è lavorare in sinergia con gli imprenditori che hanno scelto la montagna, penso a Marco Palmieri di Piquadro, ad esempio, che ha investito nel Corno alle Scale, o ad Antonio Monti che ha rilanciato le Terme di Porretta. Ora sta a noi aiutarla, dotandola di strumenti in grado di rispondere ai cambiamenti del clima. Con una certezza: non esistono soluzioni facili".