CLAUDIO CUMANI
Cronaca

Matteo Bussola: "La fragilità è importante"

Lo scrittore e fumettista stasera al San Filippo Neri con il suo ultimo libro ’La neve in fondo al mare’: padre e figlio in un ospedale

Matteo Bussola nasce come fumettista, poi l’esordio con ’Notti in bianco, baci a colazione’

Matteo Bussola nasce come fumettista, poi l’esordio con ’Notti in bianco, baci a colazione’

In quell’ospedale ci sono figli e genitori. Figli che si fanno del male, rifiutano il cibo o lo consumano a dismisura, manifestano aggressività o tentano il suicidio. Genitori che faticosamente cercano di comprendere il drammatico disagio esistenziale dei ragazzi fatto di rifiuto, angoscia e disperazione. L’ultimo romanzo di Matteo Bussola si intitola ‘La neve in fondo al mare’ (Einaudi) perché racconta l’inatteso e cioé il dolore che non ti aspetti dentro al figlio. È la storia del rapporto – nella stanza di un ospedale di neuropsichiatria infantile – fra un padre e un ragazzo preda dell’anoressia nervosa. Ma è anche il racconto di una crepa che si apre, di un malessere che unisce, di genitori che spiano nell’adolescente il bambino che non c’è più e di ragazzi infelici alla ricerca inconsapevole della morte.

Bussola, che con questo romanzo è da otto settimane nell’hit parade della narrativa italiana, presenta il suo libro questa sera alle 20,30 al Laboratorio San Filippo Neri: con l’autore dialoga Mattia Cecchini. Dunque, un focus su quel nodo rimosso del nostro tempo che è la fragilità adolescenziale e sulla difficoltà genitoriale nel comprendere il proprio ruolo.

Bussola, come si è documentato su una materia tanto incandescente?

"Sono partito dalla mia quotidianità di genitore e di narratore. Sono padre di tre figlie adolescenti ma mi occupo anche con Federico Taddia di una trasmissione radiofonica intitolata ‘Non mi capisci’ in cui diamo voce ai ragazzi e alle loro storie. Non solo. Nel mio precedente libro ‘Un buon posto in cui fermarsi’ ho dedicato due racconti a questo tema e molti ragazzi che avevo incontrato durante la presentazione del volume nelle scuole mi hanno scritto per parlarmi di fragilità".

Quanto ha inciso la sua esperienza di padre nella narrazione?

"Cerco di vivere nel mondo delle mie figlie e di condividere le loro esperienze. Di certo il periodo del lookdown è stato terribile e molte problematiche sono deflagrate lì. Ritenevamo i giovani al sicuro senza renderci conto che in quel momento loro non potevano usare il corpo, che a quella età è tutto ciò che hanno".

Nel romanzo rivendica il diritto all’imperfezione e allo sconforto. Perché?

"I social esaltano le vittorie, ma sono gli ostacoli a dimostraci come ce la possiamo fare. In realtà penso che la fragilità sia una grande forma di forza. I genitori a volte pensano che sia giusto manifestare amore soprattutto quando il figlio fa le cose giuste. Ma l’amore non riguarda il merito, l’amore serve quando i ragazzi cadono. Loro non sono come noi".

Scrive che ogni generazione si salva come può. Come si salverà questa?

"Voglio bene a questa generazione perché è ipergiudicata e gode di una scarsa libertà. A scuola è controllata dai registri elettronici, nel tempo libero dagli smartphone dei genitori. Se i ragazzi protestano in piazza vengono chiamati ‘gretini’... Il problema non è cosa fanno i giovani, ma essere giovani".

Lei nasce come fumettista e diventa romanziere. Come è stato questo passaggio?

"Pensavo di fare soltanto il disegnatore. Nel 2016 Einaudi mi ha chiesto di scrivere un libro dai racconti che pubblicavo on line: ‘Notti in bianco, baci a colazione’ è diventato un bestseller tradotto in 21 Paesi e anche un film. Dal mio punto di vista fra le due professioni non c’è differenza, si lavora sempre sulle immagini. Non mi sento né fumettista né romanziere, sono un raccontatore di storie".