REDAZIONE BOLOGNA

Mattarella a Bologna per l'anniversario delle stragi. "Dolore, ricordo e verità"

Il Capo dello Stato alla messa in memoria delle vittime, 40 anni dopo. Poi l'incontro con i parenti: "La reazione dei cittadini ha rafforzato la democrazia". Zuppi: "Ritardi e opacità, chi sa parli"

Sergio Mattarella a Bologna

Sergio Mattarella a Bologna

Bologna, 30 luglio 2020 - "Dolore, ricordo e verità piena". Sergio Mattarella (foto) riassume con queste tre parole il senso della sua presenza a Bologna. Una visita storica. Il presidente della Repubbliva arriva sotto le Due Torri intorno alle 10.50. Il cardinale Matteo Maria Zuppi lo accoglie in via Altabella salutandolo con il gomito, come si conviene in questi tempi di Covid. Il Capo dello Stato è giunto in città in forma privata per rendere omaggio alle 81 vittime della strage di Ustica e alle 85 della strage della stazione, nel quarantesimo anniversario. Dopo Pertini, è il primo Capo dello Stato presente alle commemorazioni.

Zuppi: "Ritardi e opacità, chi sa parli"

Poco dopo le 11 il cardinale presiede in cattedrale la messa con il presidente della Repubblica in prima fila tra i fedeli. In basilica le panche sono state numerate e tutti i presenti, 248, hanno il loro posto assegnato e indossano la mascherina nel pieno rispetto delle norme per contrastare la diffusione del Covid. Quando Mattarella fa il suo ingresso in chiesa i familiari delle vittime delle stragi, le istituzioni (presenti il sindaco Virginio Merola e il presidente della Regione, Stefano Bonaccini) e la stampa si alzano in piedi per un omaggio. Poi prende la parola Zuppi: "Chiediamo perdono per il male che rende Caino un fratello verso l'altro e anche per l'indifferenza, sono vicino a tutti i familiari delle vittime".

"Fare memoria è doloroso - aggiunge nell'omelia -, sentiamo l'assenza, atroce anche a distanza di anni, delle vittime. Meditiamo su come l'uomo può distruggere la vita e anche se stesso, Caino che come Giuda è sempre nostro fratello. Riviviamo oggi lo strapppo inaccettabile della morte". "La memoria - insiste il cardinale - ci fa provare anche l'acuta e insopportabile ingiustizia della mancanza di verità, amara, perché memoria anche di delusioni, di ritardi, di opacità spesso senza volto e senza nome, di promesse non mantenute, di mandanti, che ci sono, protetti dall'ombra di quelle che sono vere e proprie complicità".

“Chiediamo ancora che chi sa qualcosa trovi i modi per comunicare tutto ciò che può aiutare la verità, perché anche se scappiamo dal giudizio degli uomini non scappiamo dalla nostra coscienza e soprattutto dal giudizio di Dio”. È l'accorato invito alla verità del cardinale. “Non accettiamo come innocui i semi dell'odio e del pregiudizio, le ideologie che annullano la persona, l'uso di parole che diventano armi, la superficialità di cercare a tutti i costi la convenienza senza difendere la verità e il bene comune”, dice ancora.

A un certo punto si rivolge a Mattarella: “Credo di esprimere a nome di tutti i parenti e di tutti noi un ringraziamento commosso a lei, signor presidente, per questo gesto che completa le tante e importanti parole con cui in questi anni lei ha sempre accompagnato la memoria di queste come di ogni strage, grazie signor presidente”.

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Mattarella: "Dolore, ricordo e verità"

Dopo la messa Mattarella rende omaggio ai morti del 2 agosto (video) recandosi nell’atrio della stazione dove si trova una lapide con incisi tutti i loro nomi. Interviene il presidente dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, che ringrazia il presidente: "Sono certo che la sua presenza sarà di buon esempio per portare al centro la verità e silenziare i tanti depistaggi". E, sebbene non fosse previsto un discorso, il Capo dello Stato sceglie di prendere la parola: “Vi sono poche parole da dire: dolore, ricordo, verità".

Una pausa, poi spiega: "Il dolore per le vittime, per tante donne, uomini e bambini assassinati dalla violenza stragista; ognuno aveva un futuro che è stato rimosso e cancellato, è stata sconvolta la vita dei familiari, questo ha destabilizzato il nostro Paese complessivamente. E' un dolore che non è estinguibile, è una ferita che non può rimarginarsi".

"Il ricordo - prosegue - serve a essere vigili, a evitare che si ripeta qualsiasi avvisaglia di strategia del terrore". E ancora: "Ricordo la reazione di Bologna e dei bolognesi, civile, determinata e composta. Una reazione che, accompagnata da tutta Italia, ha rafforzato la nostra democrazia e ha sconfitto le strategie criminali".

"Ma - attacca Mattarella - il ricordo sarebbe incompleto se non accompagnato dalla ricerca di piena verità, esigenza di giustizia contro ogni tentativo di depistaggio". "Bisogna fare di tutto senza alcuna riserva - ammonisce - per raggiungere la verità: la mia presenza qui ha questo significato". Poi il presidente si intrattiene con i famigliari. 

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"Il museo di Ustica è un tempio della memoria"

Negli occhi di Linda Lachina, commossa nel trovarsi di fronte il Capo dello Stato proprio sulla soglia del Museo di Ustica (video), si scolpisce tutto il significato della visita a Bologna di Sergio Mattarella, per la commemorazione delle vittime del disastro aereo e del 2 agosto. Mattarella arriva alle 12.30 circa, incontra l'associazione di familiari delle vittime, la presidente Daria Bonfietti e il suo vice Filippi, e visita il Museo con il relitto del Dc9 Itavia, lasciando anche una dedica sul libro dei visitatori del Museo. "Un tempo della memoria", questa la definizione del presidente, che resta colpito per le installazioni artistiche di Christian Boltanski.  "Questo museo è un tempio della memoria che consente di mantenere intatto il ricordo della tragedia di Ustica ed esorta a ogni impegno per difendere vita e libertà".

Daria Bonfietti rimarca "il grande significato della visita di Mattarella. Il presidente ha detto che è ora di chiedere collaborazione agli stati alleati per ottenere l'ultimo pezzo di verità, ovvero chi fossero gli esecutori materiali". A salutare e ringraziare il Capo dello Stato anche il governatore Bonaccini e il sindaco Merola. "Gli ho detto che abbiamo dedicato la sala della giunta a Luciano Vandelli, che lui conosceva". Mattarella alle 12.50 lascia il museo tra gli applausi, per prendere un volo per Roma.