LAURA GUERRA
Cronaca

Marco Lelli Ricci morì nell’incidente a 15 anni: chiesto il rinvio a giudizio per sei

Marco Lelli Ricci morì a Cento: il giudice ha fissato l’udienza preliminare per omicidio stradale. L’auto, guidata dal padre del ragazzo, fu inghiottita nella voragine di un cantiere su via Nuova

Marco Lelli Ricci

Marco Lelli Ricci

Bologna, 15 giugno 2023 – Un altro passo in avanti nell’inchiesta sull’incidente di via Nuova, a Cento (Ferrara), dove la sera del 3 aprile 2022 morì il quindicenne bolognese Marco Lelli Ricci, nell’auto guidata dal padre finita dentro alla voragine del cantiere aperto per il rifacimento di un ponticello.

La Procura ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per tutti e sei gli imputati e di recente il giudcie ha fissato la data dell’udienza preliminare. Tutti gli imputati sono accusati di concorso in omicidio stradale. L’udienza è fissata a ottobre prossimo.

Ai primi di marzo scorso, al termine di una serie di consulenze e indagini, il pm Fabrizio Valloni aveva notificato a tutte le sei persone iscritte nel fascicolo l’avviso di chiusura delle indagini preliminari. A tutte loro era contestato l’omicidio stradale in concorso, anche se con vari distinguo nelle motivazioni.

Per il padre (assistito dall’avvocato Vittorio Galassetti), che era alla guida dell’auto, si parla di una responsabilità legata alla velocità tenuta nell’entrare nel tratto di strada in avvicinamento al cantiere, superiore di 30 chilometri orari rispetto al limite stabilito dei 50, e del fatto che "non si avvedeva di trovarsi all’interno di un’area di cantiere"; inoltre, per l’accusa, non prestava adeguata attenzione alla segnaletica. Per la ragazza, difesa dall’avvocato Riccardo Ziosi, che era alla guida dell’auto la cui targa era stata rinvenuta dai carabinieri vicino alla voragine, invece, si farebbe riferimento all’aver urtato la recinzione che era stata messa a protezione dello scavo, senza essersi adoperata in un secondo momento per il ripristino, ma anche in questo caso si dice che non si avvedeva di trovarsi in area di cantiere.

Per quanto riguarda, invece, i due funzionari della Provincia (difesi dai legali Massimo Bissi e Luca Esposito), ente proprietario della strada, e i due responsabili dell’azienda che stava eseguendo le opere (difesi dall’avvocato Davide Bertasi), si parla di "cooperazione colposa", contestando di "non aver predisposto la segnaletica del cantiere in modo adeguato e sicuro" date l’assenza di lampeggianti gialli e una segnaletica disordinata. Inoltre, tra le varie contestazioni, c’è quella di "non avere installato una barriera di sbarramento idonea alla pericolosità del cantiere", tipo new jersey invalicabili. La madre e il fratello della vittima, come parti offese, sono assistiti dall’avvocato Dario Bolognesi. Una vicenda tragica che ha sconvolto due paesi, Cento e Granarolo, e soprattutto distrutto una famiglia.