Ore di apprensione per i 110 dipendenti della Manz Italy, la società di progettazione multinazionale che al civico 19 di via San Lorenzo a Sasso Marconi (negli stessi capannoni occupati sino a qualche anno fa dalla Kemet) opera per l’industria delle auto elettriche e, in particolare, per la produzione delle batterie al litio.
Alla cassa integrazione ordinaria di 13 settimane (due giorni la settimana per ogni dipendente) che terminerà il prossimo 18 gennaio, ora si aggiunge l’apertura di una procedura di insolvenza. In allarme i sindacati dei metalmeccanici (Fiom-Cgil e Fim-Cisl di Bologna) e le Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie Fiom e Fim di Manz Italy) che, con un comunicato diramato ieri, si chiedono quale sia il futuro della Manz.
"Il 18 dicembre scorso – si legge – l’azienda ha comunicato per via telematica che la Manz AG (sita in Germania e capogruppo di Manz Italy), presenterà una domanda per l’apertura di una procedura di insolvenza, per fare fronte a una difficile situazione di mercato. Obiettivo: ristrutturare l’azienda per limitare costi del personale e dei materiali. Ai sindacati italiani e alle Rsu di Manz Italy finora era stata comunicata la vendita del settore Mobility & Battery Solutions". In vista del 18 gennaio prossimo, quando terminerà la cassa integrazione, per il 14 dello stesso mese era stato programmato un incontro in azienda tra i sindacati e la Manz Italy.
"Alla luce delle notizie che arrivano dalla Germania – mette subito le mani in avanti Sandra Ognibene della segreteria provinciale della Fiom-Cgil – diventa fondamentale sapere cosa sta succedendo in Manz. Lo sapremo meglio il 7 gennaio prossimo, quando riapriranno i cancelli in via San Lorenzo 19 a Sasso. Per ora si sa che con la richiesta di una procedura di insolvenza Manz Germania prima di Natale ha ottenuto l’affidamento dell’azienda al Tribunale". Potrebbe avere qualche influenza l’attuale periodo di crisi dell’auto elettrica che sta investendo anche grossi gruppi automotive tedeschi? "Certo – risponde Ognibene – la situazione non è delle migliori e nello stabilimento di Sasso ci lavora il fior fiore di progettisti e tecnici, quasi tutti in giovane età, con alti livelli professionali e, soprattutto, ancora lontani dalla pensione. Giocano a loro favore due fattori". Quali? "Innanzitutto – elenca la sindacalista della Fiom-Cgil – Manz Italy non ha presentato alcuna dichiarazione di esubero del personale dell’impianto di Sasso Marconi. Secondo (ma non meno importante) Manz Italy è una srl, una società a responsabilità limitata e, per questo, non dovrebbe dipendere dalle fortune o meno delle altre aziende che stanno in Germania e in tutto il mondo. Infine, ci sono i 10 milioni di euro di fondi per lo sviluppo tecnologico ottenuti da Manz Italy all’inizio dell’anno. Dove vanno a finire?"