Bologna, 20 settembre 2024 – L’Appennino bolognese è di nuovo in ginocchio, dopo poco più di un anno, a causa delle piogge incessanti che, da martedì pomeriggio, e fino le 17 di ieri, hanno flagellato il territorio.
Un viaggio, il nostro, tra la pianorese, Botteghino di Zocca, Monterenzio, San Lazzaro e Loiano, che parte dalla notte di mercoledì, dall’esondazione del torrente Zena, fino a quando ieri i primi raggi di un sole già al tramonto hanno rassicurato l’animo dei cittadini. “Ma davvero non sta piovendo più?”, chiede un residente di Monterenzio, quasi commosso dalla fine della perturbazione. Gli animi, però, sono adirati, demoralizzati: il nastro della tragedia sembra essere tornato tragicamente indietro, a quel maledetto maggio del 2023. Ne parlano fuori dai denti i cittadini del Comitato Val di Zena, nuovamente una delle aree più colpite a causa dell’esondazione dell’omonimo torrente.
“Una nuova e ancor più grave alluvione è un evento inaccettabile. Noi residenti siamo arrabbiati e angosciati per il nostro futuro. I lavori di messa in sicurezza di strade e ponti, la mancata pulizia dello Zena, interventi annunciati, ritardati e mai effettuati. Città Metropolitana, Regione, Protezione Civile hanno precise responsabilità. Contro di loro ci avvarremo nelle sedi opportune”. Lo dicono fuori dai denti parlando già di azioni legali: “Chi deve pagare e ora rimpalla le responsabilità, pagherà. Rimandano, ridendo, sulla nostra pelle e i nostri beni. Ora il gioco è finito: non hanno fatto nulla, siamo messi così e l’inverno sta arrivando”, dichiarano altri cittadini attorno al bar del Botteghino.
Proprio qui i gestori hanno aiutato e dato caffè e ospitalità fino alla tarda notte di mercoledì, mentre il torrente zampillava fuori dagli argini, portando via tutto quello che trovava. A raccontare la terribile esperienza, all’alba di giovedì, è Francesco Antonio Rizzuto, residente della Val di Zena: “Ho lottato, quasi del tutto spogliato, contro la corrente per poter arrivare a casa mia e mettere in salvo i miei cani. Due sono morti e ho rischiato la vita anche io perché, nonostante l’allerta, chi doveva essere pronto non lo era. Nemmeno i gommoni dei sommozzatori erano disponibili. Tutto quello che avevo appena ricostruito, a spese mie, è andato distrutto. Di acqua ne è venuta il doppio: in casa ne avevo quasi due metri. Ora chi ha procrastinato i lavori, fatti male, poco e senza tener conto della struttura del territorio, pagherà”.
Rizzuto aggiunge: “Vivo nell’area dove il letto del torrente è più basso e gli argini pure. L’unica cosa che hanno fatto, uno scivolo per far defluire le acque da su, l’hanno calcolata male. Perché con le piene, come successo ieri (l’altro giorno, ndr), l’acqua arriva ancora più forte”. Gli stessi danni lo Zena li ha causati, di nuovo, nella frazione di San Lazzaro del Farneto dove le case, evacuate la sera prima, sono state invase dall’acqua in più punti. Monterenzio, dove erano appena iniziati i lavori di ripristino definitivi della sp7 Idice, è stata spezzata nuovamente a Bisano da tre frane, cadute a pochi metri l’una dall’altra. A Loiano, Molino Mingano è stata mangiata dal maltempo, necessitando l’evacuazione di una decina di persone, mentre la Fondovalle Savena è stata nuovamente sgretolata in più punti dal maltempo.
Per tutta la giornata di ieri spostarsi da un Comune all’altro è stato un rebus. A Castenaso la piena dell’Idice si è portata via il ponte pedonale della Pedagna. “Sono necessari interventi di somma urgenza – tuona il sindaco di Loiano, Roberto Serafini –, ma ne abbiamo bisogno ora. Che il Governo venga qui a vedere come dobbiamo apprestarci all’inverno”.