BENEDETTA CUCCI
Cronaca

L’universo di Ai Weiwei. A Palazzo Fava la mostra dell’artista cinese intitolata ’Who Am I?’

"L’Intelligenza Artificiale non dà risposte. Io non so chi sono". Tre capolavori bolognesi reinterpretati con i mattoncini Lego. L’esposizione apre il legame tra Fondazione Carisbo e Opera Laboratori.

L’universo di Ai Weiwei. A Palazzo Fava la mostra dell’artista cinese intitolata ’Who Am I?’

"L’Intelligenza Artificiale non dà risposte. Io non so chi sono". Tre capolavori bolognesi reinterpretati con i mattoncini Lego. L’esposizione apre il legame tra Fondazione Carisbo e Opera Laboratori.

Ai Weiwei ieri è arrivato finalmente a Palazzo Fava, per raccontare la sua mostra ’Who Am I?’ alla nostra città che già da un mese era curiosa di sapere tutto. Di conoscere ogni particolare dell’esposizione che si apre oggi e che rappresenta il primo atto di un percorso quadriennale che vedrà affiancati Fondazione Carisbo e Opera Laboratori, nella valorizzazione e nella promozione del patrimonio artistico e culturale bolognese, conservato nelle sedi museali di Genus Bononiae. L’idea è quella di "promuovere una nuova visione di museo come autentico centro di produzione", sottolinea la presidente della Fondazione Carisbo, Patrizia Pasini, che assicura come stia proseguendo la collaborazione con il Comune per Palazzo Pepoli.

Attento a ogni particolare (ha curato personalmente anche il bookshop dove acquistare il merchandising), suggerito nella scelta della location da Galleria Continua di San Giminiano, con cui lavora da 13 anni, e guidato nella realizzazione della mostra dal curatore Arturo Galansino, Ai Weiwei, classe 1957, artista che per la sua opposizione al regime cinese (odierno) è stato recluso nel 2011 per 81 giorni in una località segreta, presenta su due piani del palazzo rinascimentale di via Manzoni il suo universo creativo, in una tensione continua tra tradizione e sperimentazione, conservazione e distruzione.

Per l’occasione ha voluto omaggiare la nostra città con tre opere che parlano di Bologna, rifacendo coi mattoncini Lego tre opere: ’Atalanta e Ippomene’ di Guido Reni, ’Estasi di Santa Cecilia’ di Raffaello che si trova alla nostra Pinacoteca Nazionale e una ’Natura Morta’ di Giorgio Morandi, "un maestro che ogni artista cinese che si approccia alla pittura conosce benissimo". I tre capolavori, cui si aggiunge ’L’ultima cena’ di Leonardo, dalle quattro pareti del piano nobile, incorniciano e abbracciano ’Left/Right Studio Material’ dell’artista, un tappeto blu di frammenti di opere in porcellana come ’Bubble’, provenienti dalla distruzione del 2018, ad opera del regime, del suo studio operativo a Pechino Left/Right.

Grandi installazioni, gli animali fantastici tratti dal bestiario del ’Classic of Mountains and seas’, il più antico testo mitologico e geografico cinese, risalente al III secolo a.C., danno il benvenuto al visitatore. Sono in forma di sculture-aquiloni di bambù, carta di riso e seta e svolazzano tra i cicli carracceschi, con le Storie di Giasone e Medea e le avventure di Enea che decorano le sale del piano nobile. E già ci immergiamo negli inviti del maestro cinese, a una riflessione, in cui Ai Weiwei immerge le sue opere: qui si pensa alla storia, all’antica identità culturale cinese, quasi spazzata via dalla Rivoluzione Culturale "e si arriva a un confronto con la Cina attuale che crea mostri per controllare la popolazione".

Tra le opere esposte non mancano gli oggetti che ricordano il progresso della Cina, per cui ha abbandonato simboli della cultura popolare come la bicicletta, le grandi fotografie ’Dropping a Han Dinasty Urn’ in cui spacca un vaso di 2000 anni, che parlano di cancellazione della memoria, l’urna con la scritta Coca Cola che omaggia Warhol e Duchamp. E poi le porcellane dedicate ai migranti (come anche le carte da parati), che ridefiniscono la vita di un materiale così prezioso, oggi veicolo di storie toccanti che sono la nostra storia quotidiana.

"È una mostra ricca e variegata – afferma il curatore Galansino – che mette insieme medium completamente diversi ed esprime le capacità espressive di un genio, che ha nella sfida al nostro tempo l’elemento unificante". Un maestro ancora ribelle che ha chiesto all’Intelligenza Artificiale ’chi fosse lui’ (appunto il titolo della mostra ’Who Am I?’) e non ha ricevuto risposta. La sua invece è netta: "Non saprò mai chi sono – chiosa Ai Weiwei –. Ogni giorno sono una nuova persona e se non fosse così non vivrei a lungo".