MARIATERESA MASTROMARINO
Cronaca

L’ultimo saluto alla piccola Fatiha: "Ora puoi toccare la pioggia"

In centinaia al rito per la bimba caduta lunedì dalla finestra dell’edificio in San Donato. "Qui per sostenervi"

L’ultimo saluto alla piccola Fatiha: "Ora puoi toccare la pioggia"

In centinaia al rito per la bimba caduta lunedì dalla finestra dell’edificio in San Donato. "Qui per sostenervi"

Una donna abbraccia i suoi due figli. Si china, tocca con le ginocchia il terreno e indica un punto poco distante con il dito. Il più grande dei due bambini si avvicina alla fossa: ci guarda dentro, scruta il buco, manda un bacio e corre via; il più piccolo saluta con la mano e si avvinghia alla mamma. Poi, tutti e tre scompaiono. Da lì a poco, nello stesso punto, la terra accoglie la bara di Fatiha Nur Molla, la piccina caduta dalla finestra del suo palazzo in zona San Donato nel pomeriggio di lunedì.

Il cimitero di Borgo Panigale, dove riposano in una specifica area anche i fedeli musulmani, è gremito per dare l’ultimo saluto alla bimba volata via a soli quattro anni. Intorno al luogo della sepoltura, sono almeno trecento le persone accorse ai funerali, celebrati con il rito musulmano, fede della famiglia Molla. Le comunità bengalese e islamica, insieme con quella cattolica, attendono l’arrivo della famiglia. Come da tradizione, sono solo gli uomini a partecipare al rito funebre, uniti nella preghiera e nel doloroso addio.

Ci sono bambini, che domandano ai loro papà perché sono lì, anche se, in cuor loro, sanno già la risposta; ci sono ragazzi giovani e uomini adulti. Una platea di fedeli che nasconde le lacrime, le asciuga di nascosto e abbassa la testa per pregare. Per le parole, in questa tragedia, non c’è spazio. Ma bisogna trovare la forza per incoraggiare la famiglia, stretta in un dolore raccolto e composto. In attesa dell’arrivo del papà Faisal, con il feretro, è una preghiera che tiene unita la folla, incantata dall’Imam, che sembra quasi racconti una storia. Si parla della vita e della morte, del passaggio all’aldilà, nella convinzione che dopo l’ultimo respiro ci sia un’altra vita. Un’altra vita per Fatiha, che la sua l’ha persa, forse per provare a toccare la pioggia che quel tragico giorno batteva sui tetti delle nostre case: per questo, infatti, si sarebbe sporta troppo dal davanzale della stanza in cui si trovava.

Accerchiato da parenti e conoscenti, Faisal emerge tra i presenti: ha gli occhi puntati sulla piccola bara bianca, le lacrime gli rigano il viso. L’atmosfera che si respira di piena di solidarietà. Un briciolo di conforto in un dolore inconsolabile. "Preghiamo per chiedere a Dio di perdonare Fatiha, concedendole un posto grandissimo in paradiso – commenta il presidente dell’associazione culturale bengalese di Borgo Panigale, Islam Kamrul –. Abbiamo chiesto di dare forza e pazienza alla famiglia, per essere capaci di supportare il dolore immenso". Nel rito, c’è anche spazio per la comunità cattolica, vicina nella vita sociale della famiglia Molla. È don Marco Grossi, parroco di San Donnino e del Pilastro, ad abbracciare papà Faisal, circondato da un parente, il presidente Kamrul e dalle istituzioni locali. Ci sono l’assessore Luca Rizzo Nervo e la presidente del Quartiere San Donato-San Vitale, Adriana Lo Cascio. Don Grossi benedice la bara. "Conosciamo la famiglia, la mamma frequentava il corso di italiano nella nostra parrocchia – commenta –. La responsabile della Caritas è in stretto contatto con la famiglia. In episodi simili, è normale che le comunità religiose si stiano affianco".

È il momento della sepoltura: dopo essersi disposti in fila, gli uomini sorreggono il piccolo feretro. È papà Faisal a calarsi nella fossa. Poco distanti, le donne sorreggono la mamma Tangila Aketr Nila, "straziata dal dolore", confessano alcune vicine di casa. Un uomo si avvicina al furgoncino dentro cui la madre piange: le porta un pugno di terra, lei la tocca, e l’uomo torna indietro, liberando il terreno sulla bara. È un altro uomo a innaffiare la zolla di terreno che ricopre Fatiha, come ad avvolgerla. L’acqua scivola sul legno, bagnandolo. Quell’acqua che Fatiha voleva tanto toccare. "Riposa in pace, piccolo angelo".