ANDREA ZANCHI
Politica

Luigi Tosiani (Pd): “Rotta verso il 2027. Ora una nuova alleanza tra politica e civismo”

Il segretario regionale dem traccia la rotta per Politiche e Comunali: “La Regione? Ho scelto di restare nel mio ruolo per occuparmi del partito. Nessuna egemonia, siamo il baricentro della coalizione di centrosinistra”

Luigi Tosiani, 40 anni, è segretario regionale del Pd dal dicembre 2021

Luigi Tosiani, 40 anni, è segretario regionale del Pd dal dicembre 2021

Bologna, 22 dicembre 2024 – Orizzonte 2027. Archiviata la partita della giunta regionale – con relative tensioni e delusioni – il segretario regionale del Pd, Luigi Tosiani, guarda al futuro e mette nel mirino i bersagli elettorali grossi: le Politiche e il turno di amministrative che comprende anche Bologna.

La partita della giunta de Pascale, però, si è chiusa in modo amaro. Di fatto, l’assessorato a cui sembrava destinato è stato sacrificato per rispettare gli equilibri tra le correnti interne. È dispiaciuto di questo epilogo?

"Quando fai il segretario impari a parlare poco di te stesso e molto più della squadra, della pluralità che è un valore quando non si incrosta nel gioco delle correnti. Ho sempre interpretato così il mio ruolo, e nulla avrebbe potuto fare venire meno questo approccio. Alla base di tutto, comunque, ci sono stati due fattori: la mia scelta di continuare a guidare la comunità politica del Pd e la necessità di fare nascere bene la giunta regionale, in un quadro coerente e ordinato".

Insomma, un passo indietro per il bene di tutti...

"Per me è stato un passo in avanti, perché la scelta di restare a fare il segretario regionale ci permette di avviare fin da subito un percorso di rilancio, riflessione e investimento nel partito, uscito fortissimo dalle elezioni, da qui ai prossimi anni. Prima la sfida referendaria, poi la corsa al grande obiettivo del 2027, ossia le Politiche e le amministrative".

Il sindaco Lepore, pur dichiarandosi soddisfatto del riconoscimento del ruolo di Bologna nella giunta regionale, ha detto che non è stato considerato il peso delle correnti e che di questo se ne dovrà parlare dentro il Pd. Lo farete? E come?

"Ogni squadra di governo deve premiare competenze, capacità e, in questo caso, anche gli equilibri territoriali. Fare partire bene il lavoro di de Pascale era ed è un elemento imprescindibile, una responsabilità. Trovo giusto discutere insieme nel Pd, ci saranno occasioni per farlo coinvolgendo iscritti, militanti, volontari; penso sia importante fare con tutte e tutti loro questa riflessione. Voglio però ricordare che se siamo riusciti a raggiungere questi risultati in Emilia-Romagna è perché senza negare le differenze, abbiamo saputo lavorare assieme".

Per il centrosinistra nazionale l’Emilia-Romagna potrebbe essere un’ispirazione in fatto di alleanze e coalizioni elettorali, non crede?

"Non abbiamo la presunzione di dovere insegnare nulla, ma mettiamo a disposizione della discussione nazionale il lavoro fatto qui negli ultimi tre anni; un lavoro di cucitura di alleanze che ha retto agli scossoni degli ultimi mesi perché costruito col tempo e dal basso, che ci ha permesso di affrontare e vincere assieme la sfida più grande, quella per la Regione, nonché di riconquistare il governo di molte città, come Parma e Piacenza".

C’è un solo rischio: l’egemonia Pd all’interno della coalizione potrebbe allontanare possibili alleati...

"Non siamo e non vogliamo essere egemoni, piuttosto credo vada riproposta un’alleanza politica e civica nella società, con il Pd a fare da baricentro. Alle ultime Regionali abbiamo fatto un lavoro molto interessante sulle liste civiche che può essere uno spunto anche per il livello nazionale, per provare recuperare gli astensionisti".

Si va verso la nomina di un altro militare per gestire la ricostruzione post-alluvione: cosa vi aspettate da questa nuova ‘convivenza’?

"Il sistema ibrido di responsabilità utilizzato nell’ultimo anno e mezzo non ha funzionato. Ha ragione de Pascale: o c’è un più forte accentramento di poteri e responsabilità in capo allo Stato centrale, oppure si nomina commissario il Presidente di Regione, come si è sempre fatto in occasioni simili, e si fa quel ‘patto repubblicano’ proposto fin da subito da de Pascale alla premier Meloni".