Bologna, 16 dicembre 2018 - Fanno paura solo a vederli e la loro presenza in città – migliaia di esemplari secondo gli esperti – rappresenta un problema da tenere sotto controllo per l’aspetto sanitario: parliamo dei ratti. «Un fenomeno che affrontiamo con grande attenzione – assicura Giuliano Barigazzi, assessore alla sanità – tanto che quest’anno abbiamo aggiunto nel bilancio 50mila euro per la lotta ai roditori, salendo complessivamente a una spesa di 130mila euro, stessa somma confermata per il 2019. Dobbiamo agire sulla prevenzione e ci stiamo concentrando sui tombini nelle vie che ci vengono segnalate, nelle scuole e dove ci sono rifiuti fuori dai cassonetti. Per questo, invito i cittadini a non abbandonare in strada i rifiuti e a continuare a segnalarci eventuali avvistamenti. Non ci siamo mai trovati in emergenza sanitaria, ed è dovuto anche al lavoro di prevenzione. Grazie alle segnalazioni, anche ai Giardini Margherita la situazione è migliorata».
L’attenzione è comunque alta. «Quanti sono i topi in città? Difficile rispondere, ma secondo noi migliaia. Quest’anno, fino al 13 dicembre, abbiamo ricevuto dai cittadini 237 segnalazioni – spiega Marco Farina, responsabile Salute e tutela ambientale del Comune – un numero leggermente inferiore rispetto al 2017 ed è il risultato del cambiamento delle modalità di intervento, iniziato con una sperimentazione e poi partito nella scorsa primavera. Prima si collocavano le scatoline nere, con dentro l’esca al veleno, accanto ai cassonetti o agli alberi nelle strade che ci venivano segnalate, ora siamo passati ad aprire i tombini per posizionare le esche all’interno. Un metodo che verrà ripreso, a partire dal prossimo febbraio, nella periferia occidentale della città, partendo dai viali, da Porta Saragozza a Porta Lame verso il fiume Reno, nella zona di Corticella a nord delle tangenziale e anche nella periferia orientale, nel quartiere Savena lungo il fiume e nelle scuole con verde intorno. Il centro è meno coinvolto».
Davide Di Domenico è il biologo, consulente del Comune, artefice del cambiamento di strategia. «Su 1.200 postazioni con le scatoline – spiega – ci siamo accorti che solo 300 venivano visitate dai ratti. Allora abbiamo tolto le 900 postazioni inutilizzate, indirizzando l’intervento nei tombini e scoprendo che dentro c’erano le tane. Così siamo riusciti a eliminare almeno 80 colonie, che vanno da 5 a 15 esemplari, perché in quell’area i topi si sentono al sicuro, mangiano le esche con meno diffenza e muoiono. Riprenderemo la scansione del territorio, partendo da luoghi precisi, gli hot spot: posizioneremo dapprima esche senza veleno, poi una volta certi della presenza dei ratti, passeremo a quelle tossiche».