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L’Osteria Grande festeggia: "È la vittoria di tutto il paese"

Il direttore tecnico Dall’Olio: "Siamo una grande famiglia. Abbiamo cento volontari. che si impegnano per noi".

L’Osteria Grande festeggia: "È la vittoria di tutto il paese"

Nel fine settimana la squadra di calcio dell’Osteria Grande ha brindato al matematico raggiungimento dell’Eccellenza. "È un traguardo figlio non soltanto di un grande gruppo di uomini prim’ancora che di ottimi giocatori, ma soprattutto figlio di una programmazione cominciata con l’arrivo due stagioni fa del nuovo ds e del nuovo allenatore. Pensavamo di poter puntare alla promozione in un triennio, ci abbiamo messo decisamente meno", spiega Francesco Dall’Olio, direttore tecnico dell’Osteria Grande. Questa società è una grande famiglia- aggiunge- lo si vede dai cento volontari che quotidianamente o periodicamente spendono il loro tempo per la società e per tutte le iniziative che organizziamo, dal torneo D’Amato alla Festa della Birra".

L’autofinanziamento a pochi chilometri dal capoluogo passa proprio dall’operato dei volontari, dalle feste che uniscono una comunità, quella comunità che compattamente ha seguito lo straordinario percorso sportivo che ha portato alla promozione.

"Abbiamo puntato tanto sul settore giovanile, tra pulcini e allievi abbiamo 260 bambini con noi, e l’obiettivo da perseguire è quello di portarne il più possibile fino alla prima squadra".

Il segreto sta qui, nel puntare sulle proprie forze, seguendo l’imperativo motto del passo mai più lungo della gamba. Per questo Osteria Grande ha puntato un lustro fa sul campo in sintetico, "che ci paghiamo e che pagheremo per 12 anni". L’Eccellenza non fa paura, "anche se ci sono squadre, come quest’anno poi, con budget ben superiori al nostro. Faremo con le nostre forze, e di certo – avvisa – non andremo a giocare altrove, come qualcuno teme possa accadere". Giocherà orgogliosamente in casa, l’Osteria, in un campo dove la tribuna in ferro (anche questa pagata in affitto dalla società) ospita massimo 160 persone. Sempre meglio che emigrare, insomma. Che poi il Comune debba cominciare a pensare alla nuova tribuna, o meglio a una degna tribuna, questo è un altro capitolo. Da affrontare subito dopo aver abbassato i calici, senza più rimandi.

c. b.